79
Padre e figlia italiani e tre cittadini cinesi sono finiti nei guai per una brutta storia di “caporalato”, lavoro nero e sfruttamento. La vicenda è emersa in seguito ad una indagine dei carabinieri di Poggio a Caiano, nata dall’intervento di una pattuglia per sedare una violenta discussione. I protagonisti della lite erano, appunto, i due italiani e i tre cinesi, due uomini e una donna, tutti sulla quarantina. Secondo quanto emerso, padre e figlia sono proprietari di un appezzamento di terreno a Poggio a Caiano. Dovendo raccogliere le olive, i due hanno pensato bene di rivolgersi ad un intermediario cinese che avrebbe procurato dei lavoranti da impiegare a nero e a basso costo. Il prezzo pattuito era di 40 euro al giorno per 10 ore di lavoro (dalle 7 alle 17) oltre a vitto e alloggio. Si sono così presentati i tre cinesi che, per due settimane, hanno lavorato nel podere. I problemi sono nati al momento del pagamento. Disattendendo quanto pattuito, padre e figlia italiani volevano liquidare con 600 euro una tantum i tre cinesi. Ne è nata quindi una violenta discussione, interrotta solo dall’arrivo dei carabinieri. La brutta sorpresa, per tutti, è arrivata al momento dell’identificazione delle parti, visto che i tre cinesi sono risultati clandestini in Italia. Questo ha comportato la denuncia di padre e figlia per il reato di sfruttamento della manodopera clandestina e dei tre cinesi per il reato di permanenza illegale sul territorio italiano. Uno dei tre clandestini, inoltre, è stato arrestato, visto che è risultato essere già stato colpito da un ordine di espulsione non ottemperato. Ulteriori accertamenti sono in corso per identificare il “caporale” cinese e accertare il suo ruolo nel procacciare lavoro in nero per i connazionali.