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Si è fatto dare da sette cinesi clandestini la somma di 38.500 euro promettendo loro una falsa assunzione e un interessamento per ottenere il permesso di soggiorno. Naturalmente, però, non è stato in grado di mantenere le sue promesse e anzi, alla fine, è finito pure nei guai con la giustizia, visto che i carabinieri della Tenenza di Montemurlo lo hanno denunciato per truffa. Il protagonista di questa squallida vicenda è un piccolo imprenditore di Montemurlo dal quale, circa un mese fa, si era presentato un cinese di 23 anni clandestino per essere assunto come apprendista, cosa che gli avrebbe consentito di poter regolarizzare la propria posizione sul territorio.L’artigiano, a quel punto, deve aver capito che l’occasione poteva essere sfruttata, così ha fatto capire al giovane clandestino che non solo poteva aiutarlo con una finta assunzione ma anche agevolando la pratica con un non meglio precisato interessamento presso gli uffici competenti. Il tutto al prezzo, non certo stracciato, di circa 6.000 euro. Il cinese credendo di aver trovato la soluzione a tutti i suoi problemi non solo aveva accettato le condizioni ma si è presentato al successivo appuntamento con altri 6 connazionali, tutti clandestini e tutti disposti a pagare per avere i documenti in regola per poter restare in Italia. Il truffatore, ricevuta la somma di 5.500 euro da ciascuno dei cinesi, si impegnava a fargli avere i permessi di soggiorno entro la fine del mese di ottobre e alla consegna dovevano essere corrisposti ulteriori 600 euro a testa.La scorsa settimana l’aspirante apprendista dopo aver tentato invano numerose volte di contattare l’artigiano lo aveva incontrato nel parcheggio di un supermercato e gli aveva chiesto lo stato della regolarizzazione, ottenendo solamente risposte vaghe; ne scaturiva un’accesa discussione al termine della quale l’italiano si allontana velocemente con la sua autovettura. Il diverbio era però stato notato da altri cittadini che avevano subito informato i carabinieri. Una pattuglia, giunta sul posto, contattava il cinese coinvolto nella vicenda e lo convinceva a presentare denuncia. Nella stessa giornata l’artigiano veniva invitato dagli inquirenti a presentarsi in caserma per chiarire la propria posizione, cosa che faceva, l’uomo ammetteva le proprie responsabilità e si dichiarava disponibile a restituire quanto indebitamente percepito. Ad oggi dei 38.500 euro sono stati restituiti solo 15.000 euro.