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“E’ stata una riunione per appianare le divisioni e ritrovare la compattezza su tutte le posizioni”. Ha la voce della tranquillità il capogruppo del Pdl, Roberto Baldi a margine del primo vertice della maggioranza comunale con la partecipazione di circa trenta esponenti del centrodestra fra consiglieri, assessori e segretari di partito e la supervisione del sindaco Roberto Cenni. Il confronto secondo lui, infatti, andrebbe archiviato sotto la voce “chiarimento” condito con una tirata d’orecchie alle espressioni più populiste della coalizione, ovvero la Lega Nord. Ma a differenza di questa profusione di ottimismo il centrodestra non è apparso come un monolite inscalfibile e indivisibile, anzi sul rapporto fra leghisti e giunta e sulle politiche d’immigrazione le divaricazioni restano intatte. Il punto di vista del sindaco sulla prima questione è noto da giorni e trasuda contrarietà, ma nel corso del vertice è mutato quasi in una requisitoria verso la richiesta pronunciata a mezzo stampa dal padano Federico Tosoni di ottenere una delega speciale e gratuita alla gestione dei contatti col ministro dell’interno, Roberto Maroni: “Voi della Lega state facendo delle uscite sui giornali inopportune chiedendo fra l’altro delle cose irrealizzabili – ha chiosato Cenni – non potete pensare, infatti, di mettere in discussione Milone per l’assessorato alla sicurezza”. Frasi che sono state raccolte e rimarcate dal segretario provinciale dell’Udc, Enrico Mencattini disposto ad allargare la riflessione alla dialettica fra i partiti di centrodestra e l’amministrazione: “Non posso accettare che su delle tematiche qualificanti la Lega Nord ogni volta decida delle uscite indipendenti; il sindaco nel nome della sua civicità deve avere la libertà di muoversi secondo una propria linea politica senza avere paura dei distinguo di una forza. A meno che non decida di ricevere le indicazioni sull’azione della giunta dai partiti, in quel caso allora ognuno porterà il suo contributo”. Tosoni ha provato inizialmente a minimizzare negando un interessamento a spodestare Milone dalle sue deleghe, salvo poi lanciare una similitudine piuttosto abrasiva per denunciare una volta di più la condizione di insoddisfazione della Lega Nord per il poco peso ottenuto nel governo della città: “Questa giunta è un po’ come un bambino di un anno adottato, certo gli vogliamo bene, ma non lo possiamo sentire nostro”. Basiti i pidiellini, perplesso anche qualche leghista che nella sortita ha letto una sorta di sconfessione del suo segretario regionale Claudio Morganti, padre di quel bambino e della scelta di non rivendicare a tutti i costi la guida della sicurezza.La temperatura, però, si è fatta incandescente quando il capogruppo della Lega Nord, Paradiso ha aperto un contenzioso con l’assessore Giorgio Silli sulle possibilità di integrazione della comunità cinese: “A Prato ci sono due etnie di immigrati: quelli cristiani provenienti dall’Est Europa e dal Sudamerica, che tolti i delinquenti si possono inserire nella città eppoi ci sono i cino-musulmani del tutto indisponibili ad includersi”. Trovando una sponda inaspettata nel coordinatore provinciale del Pdl, Riccardo Mazzoni timoroso che a livello nazionale la concessione della cittadinanza breve agli stranieri possa portare a dei quartieri governati secondo la sharia. Ma, il Silli pensiero è tutto su un altro fronte e già proiettato a raccogliere i frutti del dialogo, nonostante le sue tesi siano impopolari fra ampi settori del Pdl e tutta la Lega Nord: “Dovete comprendere che a Prato fra 5 anni voteranno 4.500 stranieri in più – ha spiegato – dunque, se non faremo nulla per integrarli daranno la loro preferenza al centrosinistra e noi torneremo all’opposizione”. Il boccone più difficile da far digerire è l’istituzionalizzazione della Consulta degli stranieri: i leghisti hanno chiesto pubblicamente un approfondimento e fuori dal linguaggio diplomatico c’è chi ammette “la nostra intenzione è di bloccarla, perché abbiamo ricevuto dagli elettori il voto per pensare ai pratesi non agli immigrati, di conseguenza non capirebbero una concessione del genere in un periodo di guerra come quello attuale”. Verso un punto d’equilibrio, invece, la posizione del Pdl e dell’Udc d’accordo sul lodo Banchelli, ovvero una serie di criteri per selezionare rigidamente gli interlocutori che potranno essere eletti nella Consulta per 2 anni: residenza da almeno un anno, anche se l’auspicio è di arrivare a tre anni, conoscenza dell’italiano, fedina penale pulita e l’assenza di rapporti con le precedenti giunte locali di centrosinistra. In aggiunta potrebbe essere recepito anche il requisito dell’età lanciato dal segretario Udc, Mencattini per il quale la Consulta dovrebbe aprirsi solo agli under 25. “Tengo a precisare – ha affermato Banchelli – che tutto ciò non serve per fare un piacere agli stranieri, ma per tutelare l’amministrazione. Tanto per intenderci, non voglio vedere il sindaco sedersi al tavolo con uno che il giorno dopo viene indagato per sfruttamento dei clandestini com’è successo al presidente della Provincia”.
Carlandrea Adam Poli