Si avvicina il tempo per gli studenti di terza media di scegliere la scuola superiore, un momento importante che però, troppo spesso viene fatto sull'onda dell'emozione: da dopo la pandemia il numero di ragazzi che chiedono di cambiare scuola nei primi mesi dell' anno o a giugno è in netta crescita. Un fenomeno che preoccupa soprattutto i presidi degli istituti tecnici verso i quali sono rivolte le nuove iscrizioni, tanto da pensare a un progetto di orientamento scolastico che parte dal secondo anno delle medie. L'idea è degli istituti del Polo di Reggiana, Datini, Dagomari e Gramsci Keynes, che utilizzeranno parte dei fondi del Pnrr per organizzare laboratori nelle seconde classi delle scuole secondarie di primo grado. "Da dopo l'era Dad – spiega Stefano Pollini preside del Gramsci Keynes – abbiamo notato che i ragazzi delle prime classi spesso scelgono non in base all'attitudine innescando così un circolo negativo che porta quasi sempre all'abbandono scolastico. Per prevenirlo abbiamo deciso di proporre laboratori in classe coinvolgendo anche psicologi ed esperti che possano guidare i ragazzi in una scelta consapevole".
Il cambio dell' indirizzo può essere richiesto in corso d'anno entro il mese di marzo, oppure a giugno se lo studente è stato promosso. Un percorso che comporta però, esami integrativi e soprattutto la disponibilità della nuova scuola ad accogliere lo studente. "Sono tante le richieste che sono arrivate a fine anno – spiega Claudia Del Pace preside del Dagomari – ma non sempre riusciamo ad accoglierle per mancanza di spazi, inoltre non sempre gli studenti superano gli esami integrativi". Il dato curioso è che spesso si passa da un liceo a un istituto tecnico, stravolgendo completamente il percorso, chi non riesce a iscriversi a un nuovo corso di studi rischia a lungo andare l'abbandono scolastico. "Restando nell'indirizzo scelto – spiega Francesca Zannoni dirigente del Datini – si rischia la bocciatura, proprio perchè non è la scuola giusta, e quindi subentra la frustrazione e poi l'abbandono. Anche per noi sono state tante le richieste, abbiamo cercato di accogliere tutti, proprio per evitare l'abbandono scolastico dopo i 16 anni. Spesso, infatti, il passaggio avviene fra biennio e triennio".
Ci sono anche studenti che passano da un liceo all'altro. "Abbiamo cercato di sostenere il passaggio interno fra le nostre scuole cioè scientifico, linguistico e artistico – spiega Maria Garzia Ciambellotti preside del Livi e del Brunelleschi – ma abbiamo le classi piene. Oltre al problema della scelta c'è anche quello di un ritorno in presenza, per quelli di terza è stato un trauma visto che non erano mai stati insieme e quindi non si è creato il gruppo classe".
Tra i vari scivolamenti quello classico e fra istituti a vocazione tecnica. "Abbiamo avuto una settantina di domande per venire a frequentare i nostri corsi – spiega Paolo Cipriani preside del Marconi – non siamo riusciti ad accoglierle tutte e questo mi preoccupa. Abbiamo anche ragazzi che abbandonano a 16 anni per loro cerco di proporre un percorso alternativo in attesa di poter entrare nel mondo del lavoro, ma l'offerta è scarsa e le liste d'attesa lunghe".
Dati sull'abbandono scolastico non ce ne sono da quando è stato abolito l'osservatorio scolastico che per questo viene richiesto da dirigenti scolastici e insegnanti: nel 2008 la percentuale era del 18% passata al 16% nel 2018. Ad abbandonare gli studi sono soprattutto gli studenti stranieri, proprio per la difficoltà a parlare e capire l'italiano, ma resta anche una buona percentuale di italiani. "Con i ragazzi stranieri – spiega Pollini – è un dramma perché spesso si perdono le tracce e quindi sono a rischio maggiore. La prassi infatti, vuole che prima si contattino le famiglie, poi si propongono percorsi alternativi".
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