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La fase del T2, dove è stato riorganizzato il servizio di trasporto pubblico nella provincia di Prato, non scontenta solo gli utenti, ma anche gli autisti di At che, a differenza di passeggeri, protestano per l'aumento dei servizi previsti dal primo novembre.
"Fino a quella data di fatto, rispetto alla precedente gestione, non era cambiato niente – spiega Paolo Torracchi Fisal Cisl – poi però è aumentato il numero delle corse ed è stata cambiata l'organizzazione del lavoro. Il sabato e la domenica, ad esempio, si arriva anche a turni di 12 ore. Non si tratta di una questione economica, visto che gli straordinari vengono pagati, ma di un peggioramento della qualità della vita: cresce la mole di lavoro che viene suddivisa su sempre meno lavoratori".
Nell'assemblea prevista il 3 novembre, ma per ovvi motivi posticipata, Cgil Filt, Cisl faisa e Uil Trasporti hanno avuto un confronto positivo con l'azienda che si è impegnata a valutare le richieste. "Qualche lavoratore, nel frattempo,ha anche deciso di non effettuare più gli straordinari – spiega il sindacalista – ma la protesta è rientrata subito e non ha avuto effetti impattanti. Invece è stato deciso di devolvere al comitato Pro emergenze di Prato le due ore di lavoro pagate dall'azienda in occasione dell'assemblea. In totale sono stati donati 2.530 euro".
Nell'assemblea prevista il 3 novembre, ma per ovvi motivi posticipata, Cgil Filt, Cisl faisa e Uil Trasporti hanno avuto un confronto positivo con l'azienda che si è impegnata a valutare le richieste. "Qualche lavoratore, nel frattempo,ha anche deciso di non effettuare più gli straordinari – spiega il sindacalista – ma la protesta è rientrata subito e non ha avuto effetti impattanti. Invece è stato deciso di devolvere al comitato Pro emergenze di Prato le due ore di lavoro pagate dall'azienda in occasione dell'assemblea. In totale sono stati donati 2.530 euro".
Tra le soluzioni a breve termine messe in campo da Autolinee Toscane il trasferimento degli autisti su base volontaria nella provincia di Prato e quello per residenza, in modo da invogliare i dipendenti che vivono a Prato ma lavorano in altre città ad avvicinarsi a casa. "Purtroppo però non sono sufficienti – continua Torracchi – assistiamo infatti a una fuga del personale, non solo i neo assunti, disposti anche a pagare le penali pur di interrompere il rapporto di lavoro, ma anche di una parte di quelli storici decisi a licenziarsi per andare a fare un altro lavoro, oppure di rientrare in Cap". L'11 gennaio ci sarà un nuovo incontro con At :"Continuiamo nel dialogo con l'azienda, che si è dimostrata collaborativa – continua Torracchi – sottoponendo anche correttivi in alcune tratte. Ovviamente queste sono decisioni più complesse che necessitano di più tempo, prevedono almeno sei mesi per cercare di riorganizzare".
aa