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Termovalorizzatore Gida come Case Passerini, i comitati presentano ricorso al Tar con gli stessi legali


Gli atti sono stati depositati oggi e portano la firma anche di tanti cittadini comuni che hanno partecipato anche alla raccolta fondi per coprire i costi


Redazione


Diventa certezza l'inizio di una lunga battaglia a suon di carte bollate tra i comitati  cittadini e Gida sul progetto di rinnovamento degli impianti di depurazione del sito di Baciavallo tra cui un termovalorizzatore di fanghi al posto dell'attuale inceneritore. Oggi, 30 dicembre, il comitato Difendiamo la nostra salute Prato sud, ha depositato il ricorso al Tar della Toscana contro la valutazione regionale d'impatto ambientale sul progetto che salvo qualche prescrizione tecnica, ha ottenuto il via libera alla realizzazione (LEGGI). I legali, un pool di esperti in materia guidati dall'avvocato Claudio Tamburini, sono gli stessi che hanno portato i comitati alla vittoria contro l'inceneritore di Case Passerini in primo e secondo grado.
Il ricorso contro Gida è stato presentato insieme a Wwf, Forum ambientale e Vas ma il comitato ci tiene a sottolineare l'apporto di tanti comuni cittadini: "Hanno aderito in centinaia. – si legge nel post pubblicato su Facebook – Finiamo un anno sciagurato per affrontare un futuro alla ricerca di soluzioni. Oggi è il nostro DDay". Per sostenere i costi del ricorso è stata lanciata anche una sottoscrizione via web che al momento ha raccolto un migliaio di euro ma che andrà avanti per altri 200 giorni. La risposta del Tar infatti, non sarà immediata ma d'altronde anche l’iter per arrivare all’inizio dei lavori è molto complesso e richiederà tempo perché prevede ora la realizzazione di un progetto esecutivo e poi richieste di autorizzazioni articolate (Aia). La parte finanziaria è tutto fuorché secondaria perchè il progetto costa oltre trenta milioni di euro e per reggerne la portata Gida ha appena terminato l'aumento di capitale di 4,5 milioni  da parte dei suoi tre soci: Comune, Confindustria e Consiag. 
I punti contestati dai cittadini ricorrenti sono numerosi. Ad esempio il fatto che i nuovi impianti siano nelle immediate vicinanze del potabilizzatore di Publiacqua, dell’elettrodotto e del gasdotto della Snam a 12 m dall’attuale inceneritore. "Un paradosso urbanistico da quaranta anni – spiegano i comitati sulle  loro pagine social – che viene aggravato passando da due impianti di alta pericolosità (vasche di depurazione ed inceneritore) a tre (vasche, inceneritore, biodigestore con quattro cogeneratori). Vi sembra possibile una simile concentrazione di impianti inquinanti in una zona residenziale a pochi metri da una scuola elementare e dalla case?". La risposta spetta al giudice del tribunale amministrativo toscano.
(e.b.)
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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