Arriva la parola fine sul fronte amministrativo alla lunga diatriba giudiziaria sulla modifica dello statuto della Fondazione Cassa di risparmio di Prato che ha visto sul piede di guerra una ventina di soci capitanati dall'avvocato Mauro Giovannelli.
Oggi, 12 dicembre, è stata pubblicata la sentenza del Consiglio di Stato che confermando la sentenza del Tar della Toscana e del giudice civile, rigetta il ricorso del gruppo. Una decisione che pesa enormemente sulla chiusura della partita a suon di carte bollate iniziata nel 2020 con l'approvazione delle modifiche statutarie dell'ente di origine bancaria da parte dell'allora consiglio d'indirizzo presieduto dall'imprenditore Franco Bini. Resta in piedi solo l'appello in sede civile della sentenza del Tribunale di Prato. Le modifiche apportate allo Statuto dell'ente erano volte ad ampliare il numero dei soci e a semplificare alcune procedure ma viste dal fronte contrario come un annacquamento della componente storica dell'organo assembleare, il suo svuotamento dei poteri, l'eliminazione della delega. I giudici amministrativi di secondo grado non accolgono nessuna delle quattro censure presentate dai ricorrenti. La prima riguardava la richiesta di rinvio della decisione in attesa della decisione dell'appello sulla causa civile; la seconda e il quarto il provvedimento ministeriale con cui è stata approvata la riforma senza valutare l'incidenza che avrebbe avuto sull'assetto organizzativo dell'ente; la terza è l'omessa espressione del parere da parte dell'assemblea dei soci. Tutte censure ritenute non fondate o disattese.
Per il Consiglio di Stato l'organo di indirizzo della Fondazione ha “piena autonomia ad elaborare le riforme statutarie rispetto all'assemblea dei soci nel rispetto delle norme applicabili alle fondazioni di origini bancaria”. Dunque l'attuale consiglio d'indirizzo guidato da Diana Toccafondi, prima espressione di quella riforma statutaria, è pienamente legittimato ad operare. Una sentenza che era nell'aria dopo il pronunciamento del giudice civile di primo grado che la giustizia amministrativa attendeva per capire se i ricorrenti avessero avuto ragione sulle questioni di carattere civilistico in quanto avrebbero avuto conseguenze anche su quello amministrativo rendendo nulle le delibere degli organi. Così non è stato. La Fondazione ha avuto ragione sia nei due gradi di giudizio amministrativi che nel primo in sede civile. Ora si attende l'appello di quest'ultimo fronte.
“E’ la conferma che i vertici della Fondazione hanno sempre agito con correttezza nei confronti dell’Ente, della sua storia e del suo territorio di riferimento – sottolinea la Fondazione in una nota – Questa sentenza premia e riconosce l’impegno della Fondazione nel suo sforzo di rinnovarsi aprendosi alle esigenze della comunità locale, anche attraverso una riforma statutaria portata avanti con responsabilità e in consonanza con i principi ispiratori dell’Ente. Si spera che con questa sentenza, che fa seguito ad altri due pronunciamenti dello stesso tenore sia in sede civile che amministrativa, sia arrivato finalmente il momento di mettere fine a questa vicenda, che ha sottratto alla Fondazione energie e risorse che avrebbero potuto essere spese a favore della comunità. Siamo sempre stati convinti del nostro retto operare. Adesso andiamo avanti nei nostri progetti, guardando al futuro con fiducia".
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