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Scuola: strage di candidati al concorso ordinario, pioggia di ricorsi al Tar


Un gruppo di insegnanti precari, tra i pochi che hanno superato la prova scritta ma che poi sono stati bocciati all'orale, è sul piede di guerra e denuncia: "Metodi arbitrari e abuso di potere della commissione"


Redazione


Sono almeno una trentina gli insegnanti di italiano e di storia che presenteranno ricorso al Tar contro la bocciatura all’esame orale del concorso ordinario per le scuole superiori che è in corso alle Pier Cironi, sede regionale per la classe A12 che appunto riguarda quelle materie.
I motivi sono spiegati in una lettera aperta in cui i protagonisti definiscono la selezione “un calvario estivo”. Troppe  le cose che non tornerebbero. A cominciare dai numeri che testimoniano l’iperselettività della commissione giudicante accusata di aver abusato del proprio potere.
Alla prova scritta che si è tenuta lo scorso marzo sono stati ammessi 1.999 candidati ma all’orale sono arrivati in 274, solo il 13,7%. Una strage. Al traguardo finale circa il 70% di quella piccola fetta. La percentuale finale dei bocciati risulta la più alta d’Italia tra le stesse classi di concorso. 
In Valle d'Aosta, Abruzzo, Campania, Puglia, Abruzzo e Sardegna non si registrano respinti; in Sicilia l’1,6%, in Liguria il 3,3%, nelle Marche il 9,5%. In attesa che tutte le regioni terminino le selezioni, al momento il dato che si avvicina di più al record toscano è quello umbro ma con il 15,7%, quasi la metà.
Dalla quantità si passa poi alla qualità del concorso: “La selettività della prova scritta ha lasciato spazio a un ulteriore periodo di attesa per l'orale, che si presumeva basato sui principi che ispirano a tutti i livelli anche la nostra attività: la comprensione, l'ascolto, la disponibilità. Tanto ci aspettavamo da parte delle commissioni, che si sarebbero accertate di parlare con candidati preparati e professionali. – si legge nella lettera diffusa stamani, 6 agosto – La commissione ha iniziato i colloqui lo scorso 22 luglio. Da subito si è capito che quanto stava succedendo non rispettava minimamente le nostre aspettative, e piegava la normativa ad interpretazioni quantomeno dubbie. Prima ancora dell'aspetto formale, siamo stati colpiti nell'immediato dal clima instaurato dalla commissione: atteggiamenti inquisitori, sufficienza, aggressività nei confronti dei candidati. Nel presentare il nostro lavoro, siamo stati invitati a una estrema brevità, a sorvolare su aspetti fondamentali riguardanti la cura della classe, mentre la commissione ascoltava con impazienza. L'eccesso di zelo nelle domande, spesso, non nascondeva altro che la volontà di mettere in difficoltà il candidato di turno. La commissione ha squalificato sprezzantemente questa situazione eccezionale, invitando i candidati a rivolgersi al Tar, senza alcuna spiegazione. La discrepanza tra i valori promossi dal sistema scolastico, tra quanto è richiesto umanamente ai candidati, e il trattamento ricevuto è massima. Si badi bene: non è, questa, una sterile lamentela o una richiesta di abbassamento degli standard. Siamo i primi a desiderare una scuola di qualità, fatta da professionisti qualificati. Siamo stati portati a rivolgerci al pubblico per segnalare una grave ingiustizia. Le azioni e l'atteggiamento della commissione ci fanno sentire sminuiti come docenti, come lavoratori, come persone. La nostra competenza non è stata minimamente tenuta in considerazione. I criteri di valutazione sono stati oscuri e arbitrari”. 
Tra l’altro si arriva alla contraddittoria conclusione che con la bocciatura queste persone non sono state abilitate all’insegnamento in pianta stabile mentre lo sono da precari. Precarietà che ha conseguenze pesanti anche sulla qualità del percorso formativo dei nostri ragazzi: “Non è raro che una classe debba cambiare insegnanti più volte nell'arco di un ciclo di studi. – prosegue la lettera – Quante volte, come genitori, avete affidato i vostri figli a figure che hanno fatto parte della loro vita per un anno, un mese, una settimana? Quale tipo di relazione educativa si può costruire tra insegnanti e studenti, tra colleghi che non sanno per certo quanto durerà il loro rapporto? Anche le istituzioni europee hanno segnalato la gravità della situazione italiana: già nel 2014 una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea ha invitato l'Italia a regolarizzare la posizione dei precari della scuola; altri richiami hanno fatto seguito. Eppure, anni dopo, con una pandemia nel mezzo, la situazione non è migliorata, nonostante l'avvio di procedure concorsuali che si sono rivelate tortuose e limitate”.
Ora la parola passa al Tar.  

(e.b.)
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