I buoni propositi di non intraprendere azioni di forza contro la sezione di Oste che ormai da quasi tre settimane respinge il commissariamento, sono stati abbandonati. La Misericordia di Prato ha esaurito la pazienza e nei giorni scorsi ha chiesto al tribunale l'esecuzione forzata del provvedimento previsto dallo statuto, vale a dire l'azzeramento dei vertici di Oste, la consegna delle chiavi della sede (di proprietà di Prato) e il trasferimento della gestione al commissario. Il pronunciamento è atteso a giorni: se il giudice accoglierà la richiesta, i vertici della sezione dovranno lasciare la sede di via Scarpettini. Sede che sta alla base della lite e che dallo scorso 16 agosto ospita sia gli “ammutinati”, guidati dal presidente Daniele Bartoletti, che il commissario inviato dall'Arciconfraternita, Massimiliano Iacolare. Il commissariamento deciso dalla “casa madre” è la risposta alla citazione arrivata dal tribunale dopo che la sezione di Oste ha chiesto la trascrizione della proprietà dell'immobile per evitare il rischio di una vendita. Le parti si vedranno in tribunale a metà settembre per il tentativo obbligatorio di conciliazione. I presupposti per una riappacificazione non ci sono, almeno a giudicare dal muro contro muro che, in tutti questi giorni, non ha mai dato segni di cedimento. Oste, che continua a rivendicare la proprietà dell'immobile, organizzerà entro la fine della prossima settimana un'assemblea per i volontari e una per i soci per spiegare, dal suo punto di vista, come stanno le cose e in che modo la situazione si è evoluta da quando sono cominciate a circolare le prime voci sull'intenzione di vendere la parte della sede attualmente in affitto alla farmacia comunale a quando, la sera del 16 agosto, è arrivata la notifica del commissariamento.
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