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Santo Stefano nel caos: da 48 ore in 70 aspettano che si liberino i posti letto


Situazione di piena emergenza al pronto soccorso che, dopo aver trattato i pazienti, non può smistarli nei reparti. Nel mirino le dimissioni a rilento, in particolare da Medicina, e la riduzione di cento posti per le ferie estive


Redazione


Le criticità storiche e mai risolte del Santo Stefano hanno toccato l'apice questa mattina, 25 luglio, raggiungendo un numero record mai registrato: 70 pazienti in attesa di un letto da oltre 48 ore. Ieri erano 60. Puntare il dito contro il caldo che in questi giorni ha fatto aumentare il numero di accessi al pronto soccorso, comunque inferiore al livello prepandemia, e contro il Covid che rende più complessa l'organizzazione, è riduttivo e sbagliato perché entrambi i fattori pesano anche sugli altri ospedali dell'Asl Toscana centro e in nessuno di essi il meccanismo si inceppa come invece avviene a Prato.
Si tratta di un concentrato di nodi vecchi e nuovi che sono arrivati al pettine tutti insieme. All'inadeguatezza del dimensionamento dell'ospedale rispetto alle caratteristiche della popolazione e ai servizi territoriali che non riescono a fare filtro, si aggiungono infatti, le dimissioni-lumaca dai reparti di Medicina e in questo periodo le ferie del personale che comportano la chiusura di 100 letti. Non è un caso che il numero record sia stato registrato il lunedì mattina, come conseguenza di un fine settimana a ridottissima presenza di personale medico nei reparti che comporta la mancanza o quasi di dimissioni. Una situazione che vanifica lo sforzo messo in campo per la cosiddetta "presa in carico veloce" da parte degli internisti delle Medicine che si occupano del "proprio" paziente già in pronto soccorso. Senza i letti liberi ai piani superiori, i pazienti restano al pronto soccorso con tutto quello che ne consegue in termini di comfort e sicurezza sia per gli aspiranti degenti che per gli operatori che devono visitare i nuovi accessi. 
Il direttore generale dell'Asl Toscana centro, Paolo Morello Marchese, non ama nascondersi dietro un dito e ammette il problema in tutta la sua complessità: "A Prato la situazione è più acuta che altrove. Negli altri ospedali la macchina gira, qui tende a incepparsi. Abbiamo calcolato uno standard di 20 dimissioni giornaliere sia nei feriali che nei festivi per tenere un ritmo accettabile ma basta che questo non avvenga un paio di giorni che si blocca tutto. Quindi c'è un grande lavoro da fare sulla standardizzazione delle dimissioni. In più stiamo aumentando i letti di medicina da destinare al Covid togliendoli a chirurgia. Una dozzina è già assegnata e possiamo arrivare fino a 24 letti. Attenzione, non sarà toccato il numero degli interventi. Agiamo su quel 30% di letti inutilizzati grazie a una chirurgia che ha la dote di essere molto veloce nell'operare e nel dimettere. Sulle ferie del personale non ho molto da dire perché dare le ferie è d'obbligo e lo abbiamo fatto proporzionalmente in tutti gli ospedali. Andare in vacanza in estate non è una colpa ma un bisogno democratico".
Per mercoledì il direttore generale farà il punto della situazione con i capi dipartimento delle specialistiche mediche e di Emergenza urgenza, rispettivamente Giancarlo Landini e Simone Magazzini, e con il direttore sanitario Emanuele Gori. "Sono problemi che si affrontano non con un approccio da centometrista ma con pazienza e resistenza perché si tratta di un percorso lungo in cui anche la mancanza di medici specialisti e di emergenza ha il suo peso. Quanto successo oggi è il picco di una settimana complicata con numeri in crescita. Non è necessario alcun allarmismo". Tra le soluzioni di lungo periodo c'è la palazzina da 112 posti letto che sarà costruita accanto al parcheggio dipendenti. La gara d'appalto è prevista a giorni. Senza personale, però sarà inutile. Meglio capirlo per tempo. 
(e.b.)
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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