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I lavori di rifacimento del manto stradale in via Puccetti hanno portato allo smantellamento di un tratto di marciapiede probabilmente pre-esistente alla stessa Campolmi, che è stato rimosso e sarà sostituito da un nuovo marciapiede. L’intervento è andato a colpire un manufatto ottocentesco e ha fatto storcere il naso a più di una persona. “Ma come? – si è chiesto uno dei nostri lettori – Il Comune ha investito così tanto nel recupero e nella valorizzazione della ex Campolmi e ora ha permesso che venisse distrutto il vecchio marciapiede? Non poteva essere recuperato e lasciato come era?”.In effetti il tratto di marciapiede che costeggia il vecchio complesso industriale dalla parte di via Campolmi risaliva ad un’epoca antecedente la realizzazione della fabbrica, che le era stata “appoggiata” sopra. E’ anche vero, però, che quel vecchio marciapiede non era più in grado di svolgere la sua funzione, risultando oltretutto non più a norma con le nuove regolamentazioni, che prevedono una larghezza di almeno 80 centimetri, in grado di garantire la sicurezza dei pedoni. Resta il fatto che, forse, un tentativo di salvare almeno qualcosa poteva essere fatto. Non parla, comunque, di “scempio” l’architetto Giuseppe Centauro, consigliere personale del sindaco Cenni ma soprattutto uno dei massimi esperti di archeologia industriale e di architettura urbana del centro storico di Prato. “Il marciapiede era antico in alcuni tratti – spiega -, ma era già stato sottoposto a numerosi interventi nel corso degli anni: ad esempio il cordolo era stato rimosso e sostituito integralmente negli anni ’80. E’ vero che ancora erano presenti alcune pietre di epoca, ma questo vale per tutti i marciapiede del centro storico che negli anni sono stati sostituiti in quanto non più in grado di soddisfare i requisiti di legge e di sicurezza. Riguardo la Campolmi, poi, il marciapiede era un corpo estraneo. Le fabbriche non avevano infatti la cordonatura, lo dimostra il fatto che anche per la Campolmi non esiste marciapiede nella parte anteriore dove, essendoci l’ingresso, era più logico aspettarselo”.