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Le dimissioni di Benedetta Squittieri, annunciate lunedì sera durante la direzione del Partito Democratico, saranno formalizzate solo la prossima settimana, davanti all’Assemblea provinciale del partito, l’organismo competente ad accoglierle. E, per il Pd pratese, saranno sette giorni di passione. E’ evidente, infatti, che in un partito già profondamente scosso dalla sconfitta elettorale, con il Comune perso dopo 63 anni, il vuoto di potere che si apre al vertice rischia di avere conseguenze pesantissime, anche perché da qui al congresso dell’autunno non si vede chi possa prendere su di sé la “croce”.La convinzione dei vertici del Pd era che la Squittieri, lunedì scorso, rimettesse semplicemente il mandato nelle mani della direzione, che poi le avrebbe chiesto di continuare a guidare il partito fino al congresso. Un gesto poco più che formale, quindi. Ma evidentemente l’ormai ex segretaria, già scottata dalla bruciante sconfitta alle primarie, quando si era schierata con Paolo Abati, non se l’è sentita di continuare a stare sotto il fuoco incrociato di amici (veri o presunti) e nemici. Da qui la decisione di lasciare: “Il Pd deve ripartire e andare avanti – dice la Squittieri – Il mio è un atto politico. Io mi sono assunta una responsabilità che riguarda l’intera classe dirigente. Occorre ricominciare a lavorare per la città, partendo dalla consapevolezza degli errori commessi nei confronti dei nostri elettori”.Viste le premesse, quindi, sembra difficile pensare ad un passo indietro della Squittieri. E’ probabile, quindi, che sia istituita una segreteria ad interim in attesa del congresso nazionale del Pd, a settembre, a cui dovrebbero seguire quelli provinciali, fra novembre e dicembre. Intanto domani sera inizia la Festa dell’Unità a Maliseti, ma in questo momento, nelel stanze del potere del Pd, di voglia di festeggiare ce ne è davvero poca…
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