“Vediamo volti rassegnati, occhi pieni di tristezza che fissano la desolazione dei luoghi martoriati dal terremoto e dalla neve. Il silenzio è spettrale, è come se tutti cercassero risposte all'unica domanda: perché”? Antonio Silvestri è uno dei quattro dipendenti del Comune di Prato che da lunedì 16 gennaio è ad Acquasanta Terme, il piccolo centro della provincia di Ascoli Piceno letteralmente seppellito sotto un metro e mezzo di neve. La bufera è cominciata a inizio settimana e ancora continua.
“Non ha mai smesso di nevicare in questi giorni – racconta Antonio – e come se non bastasse questo e tutto quello che già è stato, è tornato il terremoto. L'ultima scossa ci ha fatto saltare dalle sedie, io mi sono alzato di almeno cinque centimetri, è stato terribile per noi che veniamo da una situazione normale, figuriamoci cosa può essere per chi in questi mesi ha già perso molto se non tutto”. Interi territori completamente isolati da giorni, frazioni irraggiungibili: un paio quelle sorvolate dalle prime ore di oggi, giovedì 19, da un elicottero dei carabinieri perché l'unica possibilità, in questo caso, è arrivare dal cielo. Antonio Silvestri, addetto del settore Edilizia pubblica, compone con Francesco Sanzo (ufficio Grandi opere), Saveria Bruno (ufficio Immigrazione) e Sara Monti (ufficio Ragioneria) la squadra pratese tecnico/amministrativa inviata ad Acquasanta Terme.
A loro il compito di coadiuvare carabinieri, vigili del fuoco e Protezione civile nelle operazioni di trasporto di beni di prima necessità nelle frazioni rimaste senza luce e acqua, borghi minuscoli dove la neve ha raggiunto un metro e sessanta di altezza. “Con il nostro Discovery cerchiamo di portare cibo alle famiglie che da lunedì scorso sono isolate dal resto del mondo – dice Antonio Silvestri – cibo, ma anche giubbotti, guanti, pale e tutto quello che può essere utile. La situazione è drammatica, difficile percorrere le strade. Gli spalaneve hanno sgomberato le carreggiate e ammassato la neve ai bordi ma ormai la quantità è impressionante e di più è difficile fare”.
Il dramma delle famiglie, ma anche quello degli animali. Tante le stalle che erano già in condizioni di stabilità precaria dopo le scosse di terremoto delle settimane scorse e che sono crollate sotto il peso della neve. “Purtroppo il terremoto ha amplificato la paura e la preoccupazione di questa gente – ancora il racconto di Antonio – molte persone che erano state trasferite negli alberghi sulla costa si sono spostate a casa dei parenti, persone sparse in tutta Italia. Appena ieri è stato possibile, tanti sono partiti. Io e i miei colleghi ieri sera siamo stati spostati a San Benedetto del Tronto, in un albergo, ma già stamani alle 7 siamo tornati in queste zone per lavorare, per fare tutto quello che ci è possibile”. Lungo le strade anche tanti camionisti intrappolati nelle loro cabine: “Non possono mettere piede fuori – dice Antonio Silvestri – un metro e mezzo di neve non permette di aprire gli sportelli. Abbiamo il compito di aiutare anche loro distribuendo cibo e bevande”. Difficile immaginare la normalità. Difficile se non impossibile anche ora che è diminuita l'intensità della nevicata. “I volti delle persone ci hanno segnato – le parole di Antonio – sono più forti di un cazzotto. Noi pensiamo a lavorare, domani sera dovremmo rientrare ma siamo pronti a tornare, anche sabato se serve. C'è tanto da fare qui. Tanto”.
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