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Presenta indicatori positivi la produzione industriale pratese registrata nel 2018 e in particolare nel terzo trimestre. Il tessile ottiene numeri in crescita rispetto al 2017 e a una media nazionale negativa, +3,7% nel terzo trimestre e +2.1% come media dell'anno. Questo grazie alle esportazioni ma anche alla ripresa della domanda interna. Molto bene l'abbigliamento maglieria con una media del +7.8% e punte del +15% e del +10% rispettivamente nel secondo e terzo trimestre. Bene anche la meccanica che nel terzo trimestre segna un 7,1% (media 2018 +3.9%).
Il punto sull'anno appena trascorso è stato fatto oggi, 14 dicembre, dai vertici di Confindustria Toscana Nord commentando i dati elaborato dal proprio Centro studi. Secondo Francesco Marini del consiglio di presidenza, questo quadro positivo è "anche merito degli investimenti fatti in tecnologia e innovazione che hanno reso le aziende più competitive cogliendo l'opportunità offerta dagli incentivi fiscali". Ed è proprio qui che arriva la nota dolente. Gli Industriali si dicono molto preoccupati per la manovra economica 2019 a cui sta lavorando il governo. Al momento sembrano essere stati cancellati o rimodulati benefici fiscali per investimenti in beni strumentali quali super e iper ammortamento, credito d'imposta ricerca. L'abolizione dell'Ace, aiuto alla crescita economica attraverso immissione di capitale proprio in azienda, sarà in parte compensata dall'introduzione della mini Ires. Le perplessità di Confindustria sono basate anche sul risultato di un'indagine sul fisco effettuata su un campione di aziende socie: il 57% delle imprese ha dichiarato di prospettare una penalizzazione dalla manovra 2019.
"Questa indagine ha dato una risposta molto chiara: pur nelle incertezze che rimangono sulla manovra, si prospettano cambiamenti sfavorevoli agli investimenti delle imprese – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi – Abbiamo detto a più riprese che i benefici fiscali per gli investimenti in ricerca e innovazione, strategici per il futuro del nostro sistema produttivo, dovevano essere casomai rafforzati e non certo depotenziati; lo stesso vale anche la patrimonializzazione aziendale. Invece è proprio questo che si sta profilando, con un approccio miope che danneggia le imprese e rende più difficile la loro attività. L'Italia e chi la governa dovrebbero avere una maggior consapevolezza dell'importanza decisiva del manifatturiero per l'economia nazionale".
Fa da contraltare al quadro positivo registrato dal manifatturiero, il settore edilizio che in 10 anni ha dimezzato il numero delle imprese, da 650 a 310, e ridotto a quasi un terzo il numero di operai (da 2452 a 947). Il vicepresidente di Ance Toscana Nord, Alessandro Cafissi, punta il dito contro l'attuale codice degli appalti che blocca anche gli investimenti pubblici: "Il governo doveva trovare una soluzione a questo benedetto codice – afferma Cafissi – e invece niente. I decreti e le circolari non hanno chiarito nulla. Risultato: le pubbliche amministrazioni evitano vere e proprie gare d'appalto; e poi ci sono i sorteggi. Noi siamo soffrendo in maniera spaventosa".
