Più di novecentomila mascherine pronte per essere distribuite gratuitamente sul territorio ma ancora ferme in attesa del via libera della prefettura alla proprietà, l'Associazione buddista della comunità cinese. “Una mega operazione di beneficenza rimasta impigliata nella rete della burocrazia”, le parole del segretario dell'associazione, Davide Finizio. Più precisamente, un'operazione rimasta bloccata nella rete della prefettura che ancora oggi, a due settimane dall'ultima richiesta avanzata dall'avvocato Melissa Stefanacci, non ha ancora risposto. E le mascherine – 915.200 pezzi – sono chiuse negli scatoloni nonostante si tratti di “dispositivi necessari e la cui distribuzione – parole dell'avvocato – sia di lapalissiana urgenza”.
Ricostruiamo la vicenda che comincia nel bel mezzo dell'emergenza sanitaria quando le mascherine, ma anche guanti, gel igienizzante, tute mediche, copriscarpe e quant'altro, erano merce introvabile. Il segretario dell'associazione telefona al presidente che è in Cina e che si dice disponibile ad inviare qualsiasi cosa serva per contrastare la diffusione del coronavirus. “Gli dico che qui mancano le mascherine che sono la cosa più urgente per i cittadini e lui – racconta Finizio – promuove una raccolta di denaro per l'acquisto di mascherine chirurgiche e Ffp2. Che arrivano in breve tempo: 915.200 del primo tipo e 170mila del secondo tipo. Tutto viene stoccato nel magazzino di un imprenditore cinese a Carmignano perché in quei giorni anche il tempio buddista era chiuso. E' un numero talmente consistente che scatta il controllo della guardia di finanza che sequestra tutto”. Il racconto lo prosegue l'avvocato Stefanacci: “Il sequestro scatta all'inizio di aprile perché le mascherine sono prive dell'attestato di conformità. La Camera di Commercio, competente per quelle Ffp2 chiede che vengano etichettate e successivamente non vendute ma regalate, cosa che era già nelle intenzioni dell'associazione. Le mascherine vengono sistemate secondo la prescrizione e l'ente il 25 giugno firma la restituzione. Per quelle chirurgiche è invece competente la prefettura che chiede analisi tecniche circa la biocompatibilità e l'individuazione di un ente pubblico destinatario della donazione anche se questo non è necessario. Ad ogni modo viene fatto tuttto secondo la richiesta ma ad oggi, 28 luglio, non è ancora arrivato il provvedimento di restituzione nonostante i ripetuti solleciti scritti e verbali”.
Rammarico nelle parole del segretario dell'Associazione buddista della comunità cinese: “Volevamo contribuire agli sforzi enormi fatti in quei giorni da molti gruppi che hanno cercato in tutti i modi di reperire i dispositivi necessari ai cittadini e invece quel milione di mascherine è ancora fermo. La città di Wenzhou si è mobilitata e ha partecipato alla raccolta di denaro, uno dei sostenitori maggiori è stato il titolare del ristorante Prato che è tornato in Cina dopo aver trascorso molti anni nella nostra città. La speranza è che arrivi il provvedimento dalla prefettura”. Sarà la Pubblica assistenza, indicata dall'associazione, ad occuparsi della distribuzione sul territorio.
“Partiremo da Carmignano dove le nostre mascherine, ad aprile, erano attese per far fronte all'emergenza – dice Finizio – per noi è un modo per scusarci anche se non abbiamo nessuna responsabilità in questo enorme ritardo. Una parte sono per il Comune di Prato e una parte verrà messa da parte per eventuali, futuri bisogni”.
Più di 900mila mascherine pronte per essere regalate ai pratesi ma manca l’ok della prefettura
L'Associazione buddista della comunità cinese in attesa da settimane di rientrare in possesso dei dispositivi di protezione da distribuire gratuitamente sul territorio. L'avvocato: "Abbiamo ottemperato alle prescrizioni ma nonostante questo e nonostante i ripetuti solleciti è tutto ancora fermo, eppure si tratta di materiale necessario ad uso collettivo"
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nadia tarantino
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