70 anni e i misteri e le incertezze, gli anni nel campo di concentramento di Bergen Belsen nella bassa Sassonia e la scoperta inaspettata da parte dei familiari che i resti del nonno Duilio Barni non erano in quel lager di morte ma al cimitero militare di Amburgo. E poi un lento ma volenteroso impegno che da quella scoperta è stato attivato affinchè il militare pratese, rastrellato e deportato negli anni bui della storia mondiale, potesse finalmente riposare in pace nella sua città (leggi articolo).
Oggi, sabato 4 ottobre, finalmente, tutto è arrivato a conclusione. Un sospiro di sollievo, la sensazione di aver fatto la cosa giusta e dovuta e c'è spazio solo per la commozione.
Questa mattina, infatti, si è finalmente celebrata la cerimonia pubblica nella basilica di Santa Maria delle Carceri in ricordo di Duilio che ha preceduto il trasporto dei suoi resti in prossimità del monumento ai caduti dove il vice sindaco Simone Faggi ha tenuto un discorso in ricordo del militare. Molte le autorità cittadine presenti, dai rappresentati dell'amministrazione cittadina, alle forze dell'ordine, al prefetto.
Duilio che anche dopo la morte ha dovuto compiere lo sforzo di un lungo viaggio, che da Belsen lo ha portato al cimitero militare di Amburgo e poi a Bologna, al comando militare, adesso può fermarsi. Il suo viaggio termina nel cimitero comunale della Chiesanuova, a casa sua. Un viaggio seguito e sostenuto passo passo dalla pubblica assistenza L'Avvenire di Prato e dal responsabile dei servizi funebri, Leonardo Lai che la famiglia di Duilio Barni ha tenuto a ringraziare di cuore per l'impegno profuso nel riportare il soldato a casa, 70 anni dopo.
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