Nelle strade di New York un’auto con targa “PRATO IT”, l’intervista alla sua proprietaria: “Amo la mia città”

Da qualche giorno nelle strade di New York c’è una Toyota Matrix nuova fiammante che non può passare inosservata. Vuoi per il colore giallo, che la rende facilmente riconoscibile, ma anche – e soprattutto – per la targa: “PRATO IT”. Un omaggio alla nostra città che porta la firma di Marcella Sarti Oiseth, pratese doc da almeno sette generazioni, come spiega lei stessa, emigrata negli States e diventata cittadina americana per amore. Il fatto di vivere da quasi un quarto di secolo negli Usa, però, non ha allentato i legami di Marcella con Prato. Anzi, se possibile la distanza ha reso ancora più forte il rapporto, come quei grandi amori divisi dai chilometri ma non dal cuore. Così, ecco che nel momento di acquistare una nuova auto, Marcella ha pensato bene di rendere così visibile a tutti sia la sua origine sia il suo affetto per la città che le ha dato i Natali.NdP ha voluto sentire direttamente da lei le ragioni di questa scelta. “Sono pratese – esordisce Marcella -da almeno sette generazioni. Mio nonno Alipio Sarti, detto Boncio, faceva il mezzano di lane e prima ancora, da giovane, faceva il facchino. Ho saputo da mia zia che lui è stato uno dei facchini che ha portato la fontana con il pesce in piazza San Francesco. Mia nonna Gisella, invece, era una lontana parente della famiglia di Faliero Sarti. Adesso vivo a Ossining, una cittadina a 36 miglia da New York City lungo le rive del fiume Hudson, nello Stato di New York”.Ma cosa ci fa una pratese doc come lei negli Usa?“In America ci sono finita perché ho seguito l’amore della mia vita, che ho conosciuto una sera di settembre al Red Garter a Firenze dove faceva il cameriere per mantenersi agli studi.   Il mio attuale marito studiava infatti Medicina e Chirurgia all’Università di Firenze. Dopo la sua laurea  ci siamo sposati in Comune a Prato e  dopo un paio di mesi siamo partiti per gli Stati Uniti, dove sono rimasta”.Una scelta coraggiosa la sua, anche perché ha dovuto tagliare i ponti con la sua città e il suo ambiente…“Il mio legame con Prato è sempre fortissimo. Tutta la mia famiglia, fratello, sorella, nipoti, zii e zie vivono a Prato e dintorni. Ma a parte questo, Prato è nel mio cuore e lo sarà sempre. Ogni anno torno, da sola o con mio marito, una o due volte e quando respiro l’aria di Prato è come se mi svegliassi da un coma psicologico. Una delle volte che sono tornata, sarà stato due o tre anni fa, ho anche scritto una poesia dedicata a Prato. E adesso ne porto il nome a giro per New York ogni volta che prendo l’auto…”E dalla Grande Mela che idea si è fatta della situazione attuale di Prato?“La crisi!  Son 23 anni che vivo in America e della crisi ne sentivo parlare prima di diventare un emigrante d’amore. A quei tempi davano fuoco alle fabbriche. Ogni anno, quando torno, mi son sentita ripetere le stesse cose: c’è crisi! e io rispondevo: come ancora? Da pratese che vive al di fuori dell’ambiente pratese ho visto soldi che cambiavano tasche. Dalle tasche dei pratesi alle tasche dei cinesi e di questo tutti ne siamo stati responsabili. Non ci siamo adattati al fatto che il mondo aveva cominciato a viaggiare a un velocità strabiliante e per quanto, ora più che mai, ci volgiamo al passato per ritrovare un poco di noi stessi, abbiamo necessità diverse: siamo viziati e impauriti e spendiamo di più di quello che si guadagna.  Ma siamo anche un popolo che si è creato da sé e con un po’ di aiuto può farlo un’altra volta. Oggi l’America non è più neanche in America ma se per America s’intende ricchezza e facilità di creare, produrre e lavorare, allora possiamo ritrovarla a Prato e in ogni pratese che sappia rimboccarsi le maniche e ricominciare”.

Claudio Vannacci