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Bandiere tricolore alle finestre e alle terrazze per omaggiare il proprio concittadino, leggenda dei Mondiali '82. E' la proposta che il sindaco di Prato Matteo Biffoni ha rivolto a tutta la città per ricordare nell'immediato il grande Paolo Rossi, morto ieri sera all'età di 64 anni per un tumore ai polmoni.
Sin da ora, quindi, tutti con il tricolore sulle facciate delle case proprio come succede quando la nostra Nazionale partecipa alle grandi competizioni internazionali di calcio. Un modo per ricordare le emozioni che Pablito ha fatto vivere ai pratesi in quell'estate di 38 anni fa e per ringraziarlo di aver portato il nome di Prato nel mondo.
Sin da ora, quindi, tutti con il tricolore sulle facciate delle case proprio come succede quando la nostra Nazionale partecipa alle grandi competizioni internazionali di calcio. Un modo per ricordare le emozioni che Pablito ha fatto vivere ai pratesi in quell'estate di 38 anni fa e per ringraziarlo di aver portato il nome di Prato nel mondo.
Il Comune di Prato ha proclamato il lutto cittadino con bandiere a mezz'asta nel giorno in cui saranno celebrati i funerali del campione a cui l'amministrazione comunale parteciperà nel rispetto delle normative anti Covid e se sarà possibile.
Ma le iniziative per ricordare Rossi e le sue imprese sportive non finiranno qui. Le idee in campo sono già moltissime: "Lo ricorderemo in tutti i modi possibili – afferma Biffoni – ma prima ne parleremo con la famiglia. Paolo Rossi deve essere di esempio soprattutto per i giovani perché è stato un grande campione, un uomo che insegna a rialzarsi sempre, un signore di grande educazione e solidi principi. Il suo sorriso e la sua gentilezza li porterò sempre nel cuore".
Ma le iniziative per ricordare Rossi e le sue imprese sportive non finiranno qui. Le idee in campo sono già moltissime: "Lo ricorderemo in tutti i modi possibili – afferma Biffoni – ma prima ne parleremo con la famiglia. Paolo Rossi deve essere di esempio soprattutto per i giovani perché è stato un grande campione, un uomo che insegna a rialzarsi sempre, un signore di grande educazione e solidi principi. Il suo sorriso e la sua gentilezza li porterò sempre nel cuore".
Tra le proposte quella di realizzare un murales con il volto sempre sorridente di Pablito e poi di intitolargli lo stadio di Prato sulla falsa riga di quanto fatto a Napoli per Maradona perché, come ha spiegato l'assessore allo sport, Luca Vannucci: "Non è eresia dire che il nome di Paolo Rossi, anzi di Pablito, sia conosciuto in tutto il mondo come Maradona".
Altre idee da sviluppare: trasformare in permanente la mostra allestita nel 2016 a Palazzo Buonamici dedicata a Rossi e all'impresa del 1982, ma anche legare la sua figura ai giovani che si affacciano al mondo dello sport per diffondere messaggi di fair play e correttezza.
Il Consiglio comunale di Prato ha aperto la seduta di oggi con un ricordo del grande campione mentre è stata depositata una mozione bipartisan, firmata da Fratelli d'Italia e dalla lista Sport, per chiedere l'intitolazione di una struttura sportiva al grande campione e una mostra permanente o un museo sulle sue imprese.
Anche la Regione Toscana, attraverso il suo presidente, Eugenio Giani, promette "un degno omaggio alla memoria e al valore di questo grande uomo di sport. Con profondo cordoglio e commozione, a nome mio personale e della Regione Toscana, mi associo al dolore della famiglia. E' stato il più grande calciatore toscano e uno dei più forti giocatori italiani di tutti i tempi. Quei tre gol al Brasile ai mondiali del 1982, che aprirono la porta alla conquista del titolo da parte degli azzurri, sono rimasti nella storia del calcio mondiale. Rossi era toscano di Prato. Il suo nome è indissolubilmente legato alla squadra del Lanerossi Vicenza che, da neopromossa, portò a sfiorare lo scudetto nel 1978. Alla moglie Federica e ai figli giunga la vicinanza non solo della Regione ma di tutto il popolo toscano”.
Il vescovo di Prato, Giovanni Nerbini, ammette di non essere un grande appassionato di calcio, ma quel giorno di 38 anni fa se lo ricorda benissimo e quando questa mattina ha saputo della morte di Paolo Rossi è rimasto molto colpito e dispiaciuto: «Ricordo di aver visto la finale dei mondiali ’82 in un bar a Castiglione della Pescaia insieme ad un amico, ho ancora nella mente la grande gioia per quella vittoria. Posso dire che mi ha sempre colpito la sua cordialità e la sua faccia sempre sorridente – dichiara Nerbini – era una persona positiva e ispirava molto simpatia, anche per quella sua parlata toscana che lo faceva essere uno di noi. Lo affido nella preghiera ed esprimo le mie sentite condoglianze alla moglie Federica».
Il Consiglio comunale di Prato ha aperto la seduta di oggi con un ricordo del grande campione mentre è stata depositata una mozione bipartisan, firmata da Fratelli d'Italia e dalla lista Sport, per chiedere l'intitolazione di una struttura sportiva al grande campione e una mostra permanente o un museo sulle sue imprese.
Anche la Regione Toscana, attraverso il suo presidente, Eugenio Giani, promette "un degno omaggio alla memoria e al valore di questo grande uomo di sport. Con profondo cordoglio e commozione, a nome mio personale e della Regione Toscana, mi associo al dolore della famiglia. E' stato il più grande calciatore toscano e uno dei più forti giocatori italiani di tutti i tempi. Quei tre gol al Brasile ai mondiali del 1982, che aprirono la porta alla conquista del titolo da parte degli azzurri, sono rimasti nella storia del calcio mondiale. Rossi era toscano di Prato. Il suo nome è indissolubilmente legato alla squadra del Lanerossi Vicenza che, da neopromossa, portò a sfiorare lo scudetto nel 1978. Alla moglie Federica e ai figli giunga la vicinanza non solo della Regione ma di tutto il popolo toscano”.
Il vescovo di Prato, Giovanni Nerbini, ammette di non essere un grande appassionato di calcio, ma quel giorno di 38 anni fa se lo ricorda benissimo e quando questa mattina ha saputo della morte di Paolo Rossi è rimasto molto colpito e dispiaciuto: «Ricordo di aver visto la finale dei mondiali ’82 in un bar a Castiglione della Pescaia insieme ad un amico, ho ancora nella mente la grande gioia per quella vittoria. Posso dire che mi ha sempre colpito la sua cordialità e la sua faccia sempre sorridente – dichiara Nerbini – era una persona positiva e ispirava molto simpatia, anche per quella sua parlata toscana che lo faceva essere uno di noi. Lo affido nella preghiera ed esprimo le mie sentite condoglianze alla moglie Federica».
Il parroco della sua infanzia è lo stesso di oggi, don Mauro Rabatti, che lo ricorda con grande affetto. «Insieme al fratello Rossano frequentava la parrocchia, qui ha ricevuto i Sacramenti e qui è cresciuto nella squadra del Santa Lucia. Fin da ragazzino dimostrava di essere un calciatore promettente e quando passò, prima all’Ambrosiana del Soccorso e poi alla Cattolica Virtus di Firenze, si capì subito che sarebbe diventato un campione. Era un bambino gracile, ma svelto di gambe e di testa, al tempo non si parlava di campioncini, era un ragazzino come tanti altri. Gli sono stato vicino anche nei momenti più difficili».
Il suo primo allenatore, Giancarlo Bini, 84 anni, lo ricorda così: "Sin da piccolissimo Paolo usava la furbizia e l'intelligenza: dove cadeva il pallone c'era sempre lui". Bini era uno dei vicini di casa della famiglia Rossi, nel quartiere di Santa Lucia a Prato: erano gli anni Sessanta e Paolo cominciava a dare i primi calci al pallone con gli amici ed il fratello Rossano. "Quello che ora è un anfiteatro, qui, al tempo era una distesa verde. Non era proprio un campo, la chiamavamo l'uliveta. Ed era il luogo dove i più piccoli cominciavano a fare le partitelle. Io – racconta Bini – ero un amante del calcio ed un aiutante in altre società: mi piaceva molto cercare di capire se ci fossero potenzialità nei ragazzi della zona, così andavo all'uliveta a dar loro consigli e a vedere come se la cavavano". "Quando giocava qui Paolo avrà avuto 7-8 anni, si vedeva che nel prato lui si muoveva con una intelligenza speciale. Era il più piccino, erano tutti molto più alti di lui ma nonostante questo riusciva sempre a farsi trovare pronto".
Il deputato pratese di 'Cambiamo!' Giorgio Silli, stamane ha ricordato con un intervento in Aula a Montecitorio il grande campione. Poi sulla sua pagina Facebook ha aggiunto: "Ricordo quando, da bambino verso la metà degli anni ‘80: mio padre portò tutta la famiglia a fare un viaggio in Brasile. Rimasi a bocca aperta quando in aeroporto si mise a parlare con uno steward dei mondiali dell’82 e di Paolo Rossi, spiegando che venivamo dalla stessa città. Mi sembrò una cosa tanto grande, mi fece sentire importante. Si parlava di Rossi e di Prato anche dall’altra parte del mondo. Se ne va, purtroppo, un’altra tessera di quel meraviglioso mosaico di lavoratori vincenti che è la nostra città".
Per la collega di Forza Italia, Erica Mazzetti "Oggi quelle immagini di "Pablito" ci fanno commuovere profondamente. A Prato in particolare oggi non sarà un giorno come tanti altri. Campione umile che ha fatto appassionare dal 1982 in poi migliaia di bambini pratesi che come lui si sono iscritti alla scuola calcio del Santa Lucia per inseguire il sogno del grande Pablito. Per questo possiamo dire che Rossia sia stato un eroe non solo nel calcio, ma anche nell'insegnamento di vita dello sport di squadra. Credo indispensabile che l'amministrazione comunale si impegni a ristrutturare la zona dello Stadio in modo degno ed intitolarlo proprio a lui"
Il suo primo allenatore, Giancarlo Bini, 84 anni, lo ricorda così: "Sin da piccolissimo Paolo usava la furbizia e l'intelligenza: dove cadeva il pallone c'era sempre lui". Bini era uno dei vicini di casa della famiglia Rossi, nel quartiere di Santa Lucia a Prato: erano gli anni Sessanta e Paolo cominciava a dare i primi calci al pallone con gli amici ed il fratello Rossano. "Quello che ora è un anfiteatro, qui, al tempo era una distesa verde. Non era proprio un campo, la chiamavamo l'uliveta. Ed era il luogo dove i più piccoli cominciavano a fare le partitelle. Io – racconta Bini – ero un amante del calcio ed un aiutante in altre società: mi piaceva molto cercare di capire se ci fossero potenzialità nei ragazzi della zona, così andavo all'uliveta a dar loro consigli e a vedere come se la cavavano". "Quando giocava qui Paolo avrà avuto 7-8 anni, si vedeva che nel prato lui si muoveva con una intelligenza speciale. Era il più piccino, erano tutti molto più alti di lui ma nonostante questo riusciva sempre a farsi trovare pronto".
Il deputato pratese di 'Cambiamo!' Giorgio Silli, stamane ha ricordato con un intervento in Aula a Montecitorio il grande campione. Poi sulla sua pagina Facebook ha aggiunto: "Ricordo quando, da bambino verso la metà degli anni ‘80: mio padre portò tutta la famiglia a fare un viaggio in Brasile. Rimasi a bocca aperta quando in aeroporto si mise a parlare con uno steward dei mondiali dell’82 e di Paolo Rossi, spiegando che venivamo dalla stessa città. Mi sembrò una cosa tanto grande, mi fece sentire importante. Si parlava di Rossi e di Prato anche dall’altra parte del mondo. Se ne va, purtroppo, un’altra tessera di quel meraviglioso mosaico di lavoratori vincenti che è la nostra città".
Per la collega di Forza Italia, Erica Mazzetti "Oggi quelle immagini di "Pablito" ci fanno commuovere profondamente. A Prato in particolare oggi non sarà un giorno come tanti altri. Campione umile che ha fatto appassionare dal 1982 in poi migliaia di bambini pratesi che come lui si sono iscritti alla scuola calcio del Santa Lucia per inseguire il sogno del grande Pablito. Per questo possiamo dire che Rossia sia stato un eroe non solo nel calcio, ma anche nell'insegnamento di vita dello sport di squadra. Credo indispensabile che l'amministrazione comunale si impegni a ristrutturare la zona dello Stadio in modo degno ed intitolarlo proprio a lui"
(e.b.)
Edizioni locali: Prato