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Hanno destato grande interesse i relatori pratesi alla seconda Conferenza nazionale sull’immigrazione, che è in corso a Milano, all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Alla sessione tematica su Lavoro, formazione, impresa e sviluppo territoriale coordinata dal sottosegretario Pasquale Viespoli, hanno partecipato il Presidente dell’Unione Industriale Pratese Riccardo Marini e Xu Qiu Lin (per tutti ormai Giulini), unico socio cinese dell’associazione. Da parte del sottogretario Viespoli si è registrata per la situazione pratese una particolare attenzione. L’intervento di Marini è stato incentrato sulle caratteristiche di eccezionalità del distretto pratese rispetto alla questione immigrazione. Marini ha evidenziato come in altri territori ad alta concentrazione di stranieri la figura dell’immigrato-tipo sia l’operaio o la badante o il piccolo commerciante; a Prato invece è l’imprenditore cinese del settore della confezione. A sostegno di questa affermazione sono stati richiamati da Marini i numeri delle imprese cinesi, 3.875, di cui 2.926 del settore moda; il fatturato è stimato in almeno 2 miliardi, di cui la metà in nero; l’export rappresenta il 70% del fatturato. Impressionante l’elenco delle “singolarità” che caratterizzano le imprese cinese. Alla denuncia del problema il presidente dell’Unione ha fatto seguire anche le proposte di soluzione: “Una soluzione che non può non essere duplice – ha spiegato Marini – : da un lato controlli e sanzioni efficaci, non formali o ineseguibili, dall’altro l’integrazione. Se è vero che la maggior parte delle imprese cinesi operano all’insegna dell’irregolarità e non hanno alcuna intenzione di emendarsi, bisogna registrare anche disponibilità positive. Come Unione Industriale abbiamo sempre tenuto la stessa linea: niente preclusioni per nessuno, massima apertura verso tutte le imprese indipendentemente dalla nazionalità dei titolari, ma con la conditio sine qua non del rispetto delle regole. Siamo stati molto felici di accogliere fra i soci dell’Unione, nel 2004, la Giupel, che però è rimasta da sola. Forse proprio adesso, e lo dico con grande soddisfazione e speranza, qualcosa sta maturando”.Molto atteso l’intervento di Giulini, che ha potuto portare testimonianza dell’esperienza di un imprenditore cinese di Prato, con piena cognizione di causa per problemi e opportunità. Dalla lingua alla cultura, dallo stile di vita al sistema delle regole, sono molte le differenze che Giulini ha evidenziato e che costituiscono veri e propri scogli per l’integrazione dei cinesi in Italia. “Ma i vantaggi dell’integrazione sono moltissimi per entrambe le parti – ha detto Giulini – e quindi vale la pena usare il massimo impegno per raggiungere l’obiettivo. Le imprese cinesi possono fornire un contributo importante allo sviluppo della città ed alla crescita dell’occupazione: la mia impresa, Giupel, occupa ad esempio 15 italiani, oltre ad altrettanti cinesi. Ma l’integrazione può consentire anche la creazione di un ponte commerciale: i cinesi imparano a conoscere ed apprezzare i prodotti italiani, favorendo la penetrazione del made in Italy in Cina, mentre gli italiani imparano a rapportarsi ai cinesi. Proprio per favorire ed alimentare un circuito virtuoso di rapporti commerciali fra Italia e Cina sto promuovendo io personalmente un progetto per la realizzazione di un centro per il Made in Italy nel mio paese di origine: un modo per superare meglio le difficoltà di accesso al mercato cinese e favorire gli affari delle imprese italiane”.