Ancora un pugno di settimane e lo stadio di Prato taglierà il traguardo di 1.300 giorni di chiusura. L'ultima partita giocata risale a tre anni e mezzo fa, poi ci sono stati i lavori di ristrutturazione e adeguamento e poi il vuoto perché nessuno più ha messo piede al Lungobisenzio né per una partita di calcio né per un altro evento. Le procedure attraverso le quali il Comune ha cercato di trovare un inquilino che subentrasse all'Ac Prato sono finite nel nulla e ad oggi dietro i cancelli chiusi c'è una struttura che costa all'amministrazione circa 150mila euro l'anno e che, per tornare ad essere operativa, ha bisogno di interventi per una cifra che si aggira attorno a 400mila euro. La soluzione? Vendere. “Credo che l'unica via d'uscita sia che il presidente del Prato, Paolo Toccafondi, compri lo stadio – le parole di Massimo Taiti, delegato provinciale del Coni e vicepresidente della Figc Lega nazionale dilettanti – lo compra e lo rimette in piedi. Non vedo alternative”.
Una proposta, un'idea, un suggerimento tutto da sondare ma non campato in aria. “Se c'è un'offerta e se c'è un progetto sportivo serio – dice il sindaco Biffoni – è una strada che si può provare a percorrere. Di fronte a proposte concrete sono disponibile a smuovere la burocrazia, a valutare la possibilità di inserire il Lungobisenzio nel piano delle alienazioni e a percorrere la via della Soprintendenza per il vincolo che c'è sulla tribuna storica”. L'operazione sarebbe la stessa conclusa a Bergamo tra l'amministrazione comunale e l'Atalanta. “Parliamo – ancora il sindaco – di un progetto molto serio, di una società ben radicata, di una squadra che ha portato risultati sportivi importanti, di una città stretta attorno ad una maglia. Se qui siamo in grado di pensare a qualcosa del genere, ben venga, che sia Toccafondi o un altro”.
Taiti parla di una città che ormai da quasi quattro anni non usufruisce dello stadio che è “l'impianto sportivo per eccellenza”: “Nella lite che ha contrapposto il Comune e l'Ac Prato la ragione sta tutta da una parte ed è la parte di Paolo Toccafondi che, si sappia e come dimostrano i fatti, è l'unico che può accollarsi il Lungobisenzio. Non ci sono altre strade per riaprire lo stadio”.
Biffoni, che nelle ultime ore è stato protagonista di un botta e risposta a distanza con la tifoseria che gli rimprovera di aver farcito di politica il suo dissidio con Toccafondi (“non lo diciamo noi ma la procura di Prato nella richiesta di archiviazione del procedimento penale nei confronti del sindaco” aperto in seguito alla denuncia del presidente dell'Ac Prato per abuso d'ufficio nell'ambito della revoca della concessione dello stadio), è sereno: “E' stata la società a rinunciare al campo e tutti i giudici ci hanno dato ragione. Toccafondi è andato a Montemurlo e non ci ha più chiesto di tornare. Lo stadio è a disposizione di tutti: un soggetto privato può presentare una manifestazione d'interesse o può aspettare il bando e partecipare, tutto secondo legge. Il Prato, sia chiaro, sarà per sempre l'unica squadra del mio cuore e quello che è successo tra me e Paolo sta su un altro piano rispetto ai ruoli che ognuno di noi ricopre”.
Per capire se è possibile anche solo intavolare una discussione sulla compravendita del Lungobisenzio manca l'altro attore principale: “Toccafondi, lei comprerebbe lo stadio di Prato”? Nessun commento.
Lungobisenzio, l’idea di Taiti: “Il Comune lo venda”. Biffoni: “Se ne può parlare”
Lo stadio è vicino ai 1.300 giorni di chiusura e per riaprirlo servono almeno 400mila euro. Il delegato del Coni ipotizza il "modello Atalanta" con la cessione a Toccafondi. Il sindaco disponibile con un'offerta e un progetto serio
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nadia tarantino
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