La comunità cinese dice basta a scippi, rapine, furti e aggressioni ai danni dei suoi componenti. Dice basta e chiede più tutela e più controlli alle forze dell’ordine e un posto fisso di polizia nella zona di Chinatown. Domani, lunedì primo agosto, una delegazione sarà in questura per chiedere il permesso a manifestare in piazza: un corteo autorizzato per portare all’attenzione pubblica i tanti episodi di violenza che la comunità subisce. La comunità si è affidata all’avvocato Tiziano Veltri. A esprimere l’esigenza di maggiore sicurezza è stata la generazione più giovane della comunità, ragazzi e ragazze nati e cresciuti in Italia e in larghissima parte a Prato. Figli e nipoti di imprenditori e operai che continuano a finire nel mirino di scippatori e ladri a caccia di bottini sicuri. Colpi messi a segno soprattutto nella zona produttiva del Macrolotto, fuori dai pronto moda e dalle confezioni, sotto le abitazioni ma anche in mezzo alla strada. Scippi e rapine molto spesso ripresi dalle telecamere di sorveglianza che sono l’optional a cui i cinesi fanno più ricorso per proteggersi, per controllare l’esterno delle loro proprietà. Da sempre i cinesi sono considerati dei “bancomat viaggianti” per la loro abitudine a tenere in tasca grosse somme di denaro in contanti. Ricchezza che fa gola e che trasforma il cinese uno dei bersagli preferiti dai malviventi. Episodi a ripetizione come dimostrano le denunce che sono sempre più numerose a differenza di quanto accadeva in passato, e come dimostrano i video consegnati alle forze dell’ordine e spesso fatti girare sui social. Su TikTok ce n’è uno di qualche secondo che somiglia ad una specie di spot cinese, ben poco edificante, su Prato: il furto di una borsa ad una cinese appena uscita da un negozio ed entrata in macchina. Un colpo fulmineo, in pieno giorno, in mezzo alla strada. Uno dei tanti. Già qualche anno fa la comunità cinese tentò la via della ribellione scegliendo la “giustizia fai-da-te”. Un’esperienza durata ufficialmente pochi mesi, preceduta da un maxicorteo che invase letteralmente tutte le strade della Chinatown pratese con autobus provenienti da Roma, Napoli e Milano per chiedere sicurezza e legalità. Un’esperienza capeggiata dall’associazione Cervo Bianco che poi, nel 2016, finí in una delle prime grandi inchieste della procura sulla comunità cinese. Tra le contestazioni c’erano proprio i pestaggi ai nordafricani durante le ronde. Ora la musica è cambiata, ora si bussa alle porte della questura per chiedere che i controlli siano più frequenti e pressanti in modo da aumentare la percezione di sicurezza nella comunità. nt
La comunità cinese vuole scendere in piazza: “Troppi scippi e rapine, non ci sentiamo al sicuro”
Domani sarà fatta richiesta formale in Questura. A promuovere l'iniziativa la generazione più giovane della comunità, ragazzi e ragazze nati e cresciuti in Italia e in larghissima parte a Prato, che chiedono più controlli e un posto fisso di polizia al Macrolotto Zero
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