Non è soltanto un problema fuori controllo l’immigrazione a Prato. A darne un’illustre dimostrazione è la scuola, dove l’integrazione fra alunni stranieri e autoctoni si sta già trasformando in una funzionante realtà multietnica superando talvolta anche l’ostacolo consistente di alte percentuali di figli di immigrati. A riconoscerlo è stato questa mattina addirittura una pattuglia di parlamentari della VII commissione della Camera dei Deputati (Cultura e Istruzione) capitanata dall’esponente del Pdl, Valentina Aprea impegnata in un’indagine conoscitiva in tutta Italia per elaborare nuove proposte legislative in materia. Stamani la commissione ha visitato le scuole Cesare Guasti, che contano la percentuale più alta di stranieri (circa il 40% sul totale) ma al tempo stesso anche l’esempio più illustre di incastro multietnico riuscito. i deputati hanno capito confrontandosi proprio con le sezioni col numero più elevato di stranieri, specialmente in una IV dove su 24 alunni ben 12 sono di origini straniere, ma nati in Italia e con un’ottima comprensione dell’italiano.
Conseguenti ed a scena aperta, quindi, gli elogi tributati dalla presidente della commissione Valentina Aprea: “Abbiamo riconosciuto a Prato un modello valido d’integrazione, che vogliamo evidenziare ed approfondire anche in risposta ad altre realtà più problematiche come alcuni quartieri di Milano e Torino. La vostra è un’utenza multiculturale e diversificata”. Un entusiasmo condiviso dall’assessore comunale all’istruzione Rita Pieri: “L’obiettivo delle nostre scuole è di puntare in alto, lavorando sulla quotidianeità. Le Cesare Guasti sono l’istituto col più alto numero di non italiani, ma dove l’integrazione avviene in modo spontaneo e con la presenza di più etnie”. Dunque, il modello più rappresentativo dell’integrazione che funziona, incurante delle possibili ripercussioni della circolare Gelmini che fissa al 30% il tetto massimo di alunni stranieri per classe almeno nelle scuole dell’infanzia ed elementari, grazie anche al protocollo sull’accoglienza stipulato dal Comune per un valore di 300 mila euro, che prevede un forte coinvolgimento dei mediatori linguistici. Verso il rafforzamento di questa figura si muovono le richieste dell’assessore all’integrazione Giorgio Silli, che l’ha ribadito con forza anche alla deputata Aprea: “Servono linee programmatiche chiare e più risorse soprattutto per i mediatori linguistici”.
Forte è invece la pressione messa dal sindaco Roberto Cenni, anche lui presente alla visita dei parlamentari alle “Cesare Guasti”, affinché fra i più piccoli si possa vincere la sfida dell’integrazione, perché ha spiegato: “Se non funzionerà con loro fallirà per tutti”. In questa cornice rosea per le scuole pratesi abbondano, però, anche le incognite per il futuro prossimo: già a partire dall’anno scolastico 2010-2011 potrebbe crearsi un forte scompenso fra le 41 sezioni delle elementari da destinare al tempo pieno rivendicate dai dirigenti scolastici e le 17 concesse dal ministero in luogo delle altre 24 limitate a 27 ore di insegnamento. Inoltre, è ancora in dubbio il futuro della scuola dell’infanzia, attualmente 7 sezioni sono finanziate da un protocollo fra ministero, regione e Anci, ma Prato ne avrebbe bisogno di altre 4. Resta poi la difficoltà di fondo indicata dall’assessore Pieri, tale da rendere potenzialmente più fragile il modello Prato :“Spesso i bambini nati in Italia da genitori stranieri vengono rimandati in patria a 6-7 anni per imparare la lingua del paese d’origine. Questo complica il percoso d’integrazione scolastica una volta che tornano in Italia”.
Carlandrea Adam Poli
