“Sono venuto a portarvi la mia vicinanza, a celebrare messa per voi, a rinnovarvi il mio augurio. Sappiate che ogni giorno l’ospedale di Prato è nel mio cuore e nelle mie preghiere”. Lo ha affermato questa mattina 15 novembre il vescovo di Prato monsignor Giovanni Nerbini nel breve messaggio rivolto, attraverso l’interfono della portineria del Santo Stefano, a tutti i ricoverati e al personale del nosocomio pratese.
Nella prima domenica della “zona rossa” in Toscana, il presule ha voluto celebrare la messa nella cappella dell’ospedale, pregando così per tutti i malati e per quanti – medici, infermieri, oss, personale amministrativo – sono impegnati sulla prima linea del Covid e delle altre patologie. Ha concelebrato il cappellano del Santo Stefano don Carlo Bergamaschi; accanto a lui Alberto Toccafondi, vicedirettore del Consiglio pastorale diocesano e responsabile della pastorale sanitaria; hanno partecipato alcuni medici e infermieri in rappresentanza del personale.
“Il mistero della morte, che oggi la mentalità corrente vuole tenacemente rimuovere dall’orizzonte quotidiano – ha affermato Nerbini durante la messa riallacciandosi alla liturgia della Parola – è invece necessario per fare luce sul senso della nostra vita”.
Nel messaggio pronunciato all’interfono, il vescovo Giovanni ha ricordato la vicenda biblica di Ester e la sua bellissima preghiera, invitando tutti i malati a farla propria: “Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso all’infuori di te, perché un grande pericolo mi sovrasta. Da’ a me coraggio. […] La tua serva, da quando ha cambiato condizione fino a oggi, non ha gioito se non in te, Signore, Dio di Abramo”.
Al termine il vescovo si è intrattenuto con i presenti, ringraziando tutti per l’impegno e il sacrificio di queste settimane.
Il vescovo celebra la messa al Santo Stefano nella prima domenica in zona rossa
Monsignor Giovanni Nerbini ha voluto far sentire la sua vicinanza ai ricoverati e a tutto il personale. Alla fine della cerimonia ha rivolto via interfono un breve messaggio che è stato diffuso in tutto l'ospedale
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