Duemila, forse di più. Duemila cinesi scesi in piazza oggi, sabato 6 febbraio, per invocare sicurezza, legalità, uguaglianza, giustizia. Striscioni, bandiere, volantini e gli slogan urlati senza riprender fiato nei megafoni che hanno portato per la prima volta la voce della comunità cinese a tutta la città.
L'associazione “Cervo bianco” è riuscita in quello che altre associazioni, categorie, sigle varie anche politiche non riescono da tempo: portare la gente a manifestare in strada. “Non è una protesta, la nostra è una festa” dicono i cinesi che non sono solo quelli che vivono a Prato.
Delegazioni sono arrivate anche da Roma, da Milano e da altre città perché scippi, furti, rapine sono un problema che non conosce confini ma che qui ha assunto i contorni di un'emergenza. Alcune associazioni pratesi hanno aderito al corteo che è partito dai giardini di via Curtatone e, attraversando Chinatown, è arrivato ai giardini di via Colombo. “Siamo qui per affermare la volontà di integrazione, partiamo da qui per un percorso comune con associazioni e comitati pratesi con cui istituiremo un tavolo per affrontare problemi che sono di tutti. Mi piace sottolineare che oggi ha aderito il comitato di via Pistoiese che dice che questa zona non l'ha rovinata la presenza cinese – il commento di Stefano Jiang, portavoce dell'associazione Cervo bianco – questa non è una protesta ma una festa. Siamo pratesi nuovi che hanno fatto grandi passi verso l'integrazione”. I bambini in capo al corteo: un serpentone lunghissimo, come non si vedeva da tanto tempo in città. O come, forse, non si è mai visto. Polizia, carabinieri, polizia municipale hanno seguito passo passo la sfilata. Presente il vicesindaco Simone Faggi che però si è tenuto in disparte: “Avevamo espresso perplessità rispetto ad una manifestazione che puntava solo al tema della sicurezza disegnato sulla comunità cinese – ha detto – poi i messaggi sono cambiati e oggi si parla di legalità a 360 gradi e questo ci convince di più. Avevamo percepito che c'era una grande voglia di partecipazione e i grandi numeri di oggi ce li aspettavamo”. Faggi ha parlato di discontinuità: “E' nata una nuova associazione che fa proposte innovative, dialoghiamo con tutti e la nostra unica preoccupazione è che manifestazioni come questa non creino ulteriori solchi tra la città e i cittadini con passaporto cinese”.
Discontinuità a tutto tondo: difficile, fino a pochissimo tempo fa, anche solo immaginare quello che è successo oggi a Chinatown. Un segnale forte, l'affermazione di una comunità che non accetta più di stare dietro le quinte, che vuole esserci, che vuole confrontarsi. Che non ha paura, che ci mette la faccia. Che chiede uguaglianza e giustizia. Pochi italiani in mezzo al corteo: “La sicurezza è un problema che riguarda tutti – le parole di Stefano Jiang – cinesi, italiani, altre nazionalità non fa differenza”. Un'associazione giovane che si confronta con i connazionali che vivono in altre città: “Il problema della sicurezza è un problema nazionale, diciamo che a Prato si sente di più che da altre parti”. Nessun coinvolgimento del Consolato: “Non lo abbiamo invitato – ha spiegato il portavoce dell'associazione Cervo bianco – il Consolato rappresenta la Cina e non i cinesi che vivono a Prato che invece sono pratesi. Ci sono problemi che vanno oltre la sicurezza, gli italiani lamentano l'evasione fiscale, lo sfruttamento dei clandestini, il fatto che i cinesi vivono nei capannoni. Oggi è la manifestazione per chiedere più tutela, nelle prossime settimane affronteremo altri problemi, questo intendiamo per integrazione”.
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