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Fondazione, 24 soci fanno ricorso al Tar contro il nuovo statuto dell’ente


Nel mirino in particolare la norma che prevede l’ingresso di venti nuovi soci, il divieto di delega e la possibilità per tutti i soci di eleggerne i nuovi. L'atto porta la firma del professor Giuseppe Morbidelli, luminare del diritto amministrativo


Redazione


Porta la firma del professor Giuseppe Morbidelli, luminare del diritto amministrativo, il ricorso al Tar della Toscana che ventiquattro soci della Fondazione Cassa di risparmio di Prato hanno presentato contro la riforma dello statuto voluta dal presidente dell’ente, Franco Bini, per allargare l’apertura alla città con l’ingresso di venti nuovi soci, con il divieto di delega e con la possibilità per tutti i soci di eleggerne di nuovi. Al fianco di Morbidelli c’è un altro importante nome nel campo, quello dell’avvocato Mauro Giovannelli che in qualità di socio della Fondazione è promotore del ricorso. Tra gli altri 23 aderenti, tra cui due membri del Consiglio d’indirizzo, troviamo i noti restauratori Giammarco e Daniele Piacenti, don Renzo Fantappiè, direttore dell’ufficio beni culturali della Diocesi, il notaio Bruno Morgigni, l’avvocato Michele Giacco, il commercialista Domenico Antonio Mazzone, gli imprenditori Luigi Guarducci e Piero Picchi. 
Il ricorso impugna il provvedimento del ministero delle finanze che approva le modifiche dello statuto della Fondazione pratese secondo quanto deliberato dal consiglio d’indirizzo dell’ente il 19 ottobre scorso. Viene richiesta anche la sospensiva per un danno, non patrimoniale, ma “istituzionale, morale e d’immagine” che subirebbero i soci, giudicato irreparabile. 
Nel ricorso si sottolinea il “progressivo svuotamento dei poteri dell’assemblea dei soci” iniziato nel 2019 con l’abbattimento del quorum deliberativo per l’elezione dei nuovi soci e di quello per l’elezione dei membri del Consiglio d’indirizzo, e culminato con l’attuale riforma che porta da 120 a 140 il numero dei soci dell’assemblea ma attribuisce esclusivamente agli enti territoriali e delle materie economiche la designazione degli ulteriori 20. Inoltre le “competenze sono state unificate” nel senso che tutti i soci sono uguali, sia quelli arrivati in assemblea per cooptazione, cioè eletti dalla stessa assemblea, che quelli nominati da enti di provenienza politica e associativa. Viene contestato il potenziamento del Consiglio d’indirizzo che “assume la funzione di organo sovrano della fondazione in quanto il nuovo statuto impone a tale consiglio solo di tener conto dei nominativi segnalati da almeno un quarto dei soci eletti dall’assemblea”.
Altro punto contestato è l’esclusione della delega, cosa che non si riscontra in altre fondazioni ex bancarie della Toscana e che secondo i ricorrenti “configge con la logica del rapporto associativo e dunque della fiducia che lega tra loro i soci”. Tutto questo configura ciò che i ricorrenti definiscono “la decapitazione dell’assemblea dei soci eletti dallo stesso copro sociale che viene così a perdere un numero rilevante di partecipanti in favore di sci di nomina degli enti territoriali, delle categorie economiche e delle istituzioni culturali”. Soci che rappresentavano e rappresentano “continuità con i fondatori come in tutte le casse di risparmio a struttura corporativa”.
Veniamo ora agli aspetti tecnici contestati nel ricorso sulla modalità di approvazione delle modifiche allo statuto. Mancherebbe il parere dell’assemblea dei soci che anche se non vincolante è obbligatorio e la sua omissione “decreta l’illegittimità del provvedimento approvativo”. La discussione in assemblea avvenne, il 6 ottobre scorso, ma non fu cristallizzata in una deliberazione. Si preferì riportare le varie posizioni nel verbale d’assemblea di cui poi il Consiglio d’indirizzo avrebbe tenuto conto. Consiglio che afferma che gli interventi dei soci non portano novità rispetto agli approfonfimenti fatti durante l’iter di definizione delle modifiche statutarie. Cosa che contestano i ricorrenti e sottolineano che il ministero a cui spetterebbe il controllo, “ammette che il contenuto di tali atti non è stato esaminato ma riferito”.
Immediata ma diplomatica la reazione del presidente Franco Bini che in un comunicato si limita a dire: "Si prende atto del ricorso al Tar. La revisione dello Statuto, approvata dal Consiglio di Indirizzo con ampia maggioranza, è il risultato di un percorso lineare, condotto in stretta collaborazione con Acri, che ha visto protagonisti tutti gli organi dell’ente. È ispirata alla visione di una Fondazione più aperta alla città con il maggior coinvolgimento delle sue componenti sociali, culturali ed economiche e sempre nella fedeltà ai valori comunitari e solidaristici da cui è nata. La Fondazione è un patrimonio di tutta la città e va salvaguardata con il contributo di tutti, anche in presenza di posizioni diverse. Deve prevalere – conclude il comunicato – senso di responsabilità e spirito costruttivo, specialmente in questo tempo così difficile in cui sono richiesti impegno e attenzione speciali per Prato e per i pratesi".
(e.b)
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(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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