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Non ci sarà nessuna manifestazione cinese per chiedere più tutela alle forze dell'ordine contro gli scippi e le rapine di cui la comunità orientale è vittima quotidianamente, e l'apertura di un posto di polizia al Macrolotto Zero. La comunicazione, presentata lunedì scorso in questura da un privato cittadino, è stata ritirata nella tarda mattinata di oggi.
Una decisione su cui probabilmente ha pesato l'isolamento in cui si sono ritrovati i proponenti di cui si sa solo che fanno capo a uno studio legale cittadino. Le numerose associazioni di amicizia presenti in città e il consolato hanno subito chiarito alle istituzioni di non aver avuto alcun ruolo in questa vicenda e lo hanno ribadito anche stamani nell'incontro via web avuto con gli assessori all'Immigrazione e alla polizia municipale, Simone Mangani e Flora Leoni, alla presenza dei consiglieri comunali di origine cinese, Marco Wong e Teresa Lin, a cui hanno anche specificato che non avrebbero preso parte al presidio previsto nel tardo pomeriggio di venerdì in piazza Duomo. Un'ora dopo la fine di questa riunione, è arrivata la revoca della manifestazione. "Tutti hanno diritto di manifestare. – afferma l'assessore Mangani – Ciò che ci ha lasciato perplessi è la modalità che seguita per organizzare questo presidio. Lo abbiamo scoperto dai giornali. In assenza di un confronto aperto, sa di atto ostile verso le istituzioni, tutte le istituzioni, non solo il Comune. L'incontro di stamani serviva per chiarire la genesi dela manifestazione".
Con o senza presidio, il problema resta, è quotidiano e si trascina da anni a causa della brutta abitudine dei cinesi di andare a giro con molto denaro contante, orologi di lusso e gioielli importanti. Un bersaglio facile per chi vive di espedienti.
Una decisione su cui probabilmente ha pesato l'isolamento in cui si sono ritrovati i proponenti di cui si sa solo che fanno capo a uno studio legale cittadino. Le numerose associazioni di amicizia presenti in città e il consolato hanno subito chiarito alle istituzioni di non aver avuto alcun ruolo in questa vicenda e lo hanno ribadito anche stamani nell'incontro via web avuto con gli assessori all'Immigrazione e alla polizia municipale, Simone Mangani e Flora Leoni, alla presenza dei consiglieri comunali di origine cinese, Marco Wong e Teresa Lin, a cui hanno anche specificato che non avrebbero preso parte al presidio previsto nel tardo pomeriggio di venerdì in piazza Duomo. Un'ora dopo la fine di questa riunione, è arrivata la revoca della manifestazione. "Tutti hanno diritto di manifestare. – afferma l'assessore Mangani – Ciò che ci ha lasciato perplessi è la modalità che seguita per organizzare questo presidio. Lo abbiamo scoperto dai giornali. In assenza di un confronto aperto, sa di atto ostile verso le istituzioni, tutte le istituzioni, non solo il Comune. L'incontro di stamani serviva per chiarire la genesi dela manifestazione".
Con o senza presidio, il problema resta, è quotidiano e si trascina da anni a causa della brutta abitudine dei cinesi di andare a giro con molto denaro contante, orologi di lusso e gioielli importanti. Un bersaglio facile per chi vive di espedienti.
"Stamani – prosegue Mangani – abbiamo ribadito ai presenti l'importanza di denunciare sempre senza esitazioni e nel caso di difficoltà con la lingua, con l'aiuto di chi conosce l'italiano. E' una questione di civiltà ma anche l'unico modo per aiutare il lavoro delle forze dell'ordine. Abbiamo consigliato l'uso delle carte anziché dei contanti e sottolineato che i presidi fissi delle forze dell'ordine già esistono e uno, quello dei carabinieri, è a due passi dal Macrolotto 1. La sicurezza riguarda tutti, non si può dividere un cittadino dall'altro".
Il tema sarà al centro del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che si riunirà domani in prefettura alla presenza del consolato cinese.
Interviene sulla questione il consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Tommaso Cocci, che lancia una proposta-sfida alla comunità cinese: "Il centrodestra chiede più sicurezza per tutti, senza un approccio ideologico né tantomeno dei distinguo. Propongo alle associazioni cinesi, che ora hanno pagato il dazio del politicamente corretto al Partito Democratico, un patto per la legalità, iniziando un dialogo trasparente nelle sedi istituzionali sul rispetto dei diritti sociali, sulle dinamiche economiche e sulla sicurezza sia nei luoghi di lavoro che nell’intera città. prospettando, nel caso di rispetto della legalità e dell’ordinamento giuridico italiano, un interlocuzione senza pregiudizi, in qualità di reali interlocutori tra le istituzioni ed il tessuto economico e sociale della comunità cinese".
(e.b.)
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