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Negli stessi locali dove nel Trecento Giovanni Boccaccio scrisse la novella "Chichibìo e la gru", inserita nella VI giornata del Decameron e incentrata proprio sulla figura di un cuoco, ora si può fare una full immersion nella più genuina tradizione culinaria toscana, grazie all'osteria Flamira e alle sue proposte che puntano soprattutto sulla brace e sui fritti, senza disdegnare le pizze e le altre pietanze che rimandano alla cultura gastronomica contadina. Previsto anche un menù dedicato ai vegetariani.
L'osteria è ospitata in quella che era la casa di caccia dei nobili Gerini, in via Oglio 15 a Oste di Montemurlo. la titolare Romina Icolari e lo chef Giacomo Viviani sono alla guida di uno staff giovane e motivato che ha saputo passare indenne anche la bufera della pandemia. "Abbiamo aperto nel 2019 – dice Viviani – e dopo sei mesi ci è piovuto addosso il Covid con le chiusure e le limitazioni dei Dpcm. Abbiamo stretto i denti e, finalmente, abbiamo potuto riabbracciare i nostri clienti".
Flamira ha la possibilità di ospitare una settantina di coperti all'interno dei locali, più altri cento nel bel giardino che circonda l'immobile e si presta a cerimonie di ogni tipo. "Da maggio a ottobre – prosegue Viviani – puntiamo molto sui ricevimenti, sfruttando lo spazio all'aperto che abbiamo a disposizione".
La vocazione a km zero si rispecchia anche nella cantina che ospita una ristretta scelta i etichette di vino rigorosamente toscano. dal Montalbano al Chianti. Con un particolarità. "Ai nostri clienti – dice lo chef – diamo la possibilità di portarsi direttamente da casa il vino".
(Articolo a cura Ufficio commerciale, per info: [email protected])
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