Si è fidato dei numeri trasmessi dalle società partecipate, li ha validati e inseriti nel rendiconto che deve obbligatoriamente essere trasmesso alla Corte dei Conti. Peccato però che in quei numeri, presi per buoni dal sindaco Matteo Biffoni nella sua qualità di agente contabile dei titoli azionari delle partecipate (ruolo a lui conferito in mancanza del dirigente per la gestione delle partecipazioni), ci fosse più di una imprecisione tanto che i giudici hanno ordinato che entro 120 giorni venga rettificato il 'modello 22'. Le voci da correggere si riferiscono agli esercizi 2014, 2015 e 2016 e, rispetto alle contestazioni iniziali mosse contro il sindaco, sono sì voci di rilievo ma non al punto da mettere in discussione la struttura dei bilanci. La sentenza dei giudici contabili non si esaurisce con la richiesta di correggere le cifre, ma dispone che l'atto finisca sulla scrivania del procuratore regionale affinché individui eventuali profili di responsabilità per danno erariale causato al Comune dagli amministratori di Creaf, la società rispetto alla quale il sindaco ha dovuto difendersi dall'accusa di non aver esercitato il suo diritto di socio per tutelare il valore della partecipazione di fronte a bilanci tutt'altro che rosei. Biffoni, assistito dall'avvocato Giuseppe Nicolosi, ha respinto l'obiezione dicendo che “gli organi di amministrazione della società hanno omesso di svolgere un'adeguata e veritiera attività di informazione dei soci così precludendo loro di esercitare i propri diritti a tutela del valore della partecipazione”. Una giustificazione sposata in pieno dalla Corte dei conti e, se profili di responsabilità dovessero emergere, il Comune sarebbe il soggetto danneggiato. Di più: se dovessero venire contestate e in seguito accertate responsabilità, gli avvocati sono certi che ciò si tradurrebbe in un alleggerimento della posizione del sindaco imputato nel processo sul fallimento della società.
Sotto la lente di ingrandimento sono finiti anche gli “ingenti e vetusti crediti” (circa 2 milioni) che il Comune vanta su Gida (“scaduti e non ancora onorati”, la precisazione riportata nella sentenza). Anche qui il sindaco ha chiarito spiegando che le criticità sono superate e che è stato previsto un piano di rateizzazione in 6 anni per pagare il debito rimasto dopo il versamento di una quota nel 2017. Su questo punto il giudizio è stato sospeso per dare tempo di esaminare la 'copiosa documentazione' prodotta dal Comune.
La Corte dei Conti ha messo gli occhi sulle quote di diverse partecipate: oltre a Creaf e Gida, figurano Fil, Asm, Asm Servizi, Pin, Banca popolare etica, Firenze Fiera. Tutta la contabilità pubblica è stata analizzata e per ciascuna società il sindaco è stato chiamato a produrre correzioni relative alla corrispondenza tra i valori delle quote di partecipazione indicate nei conti e quelli riportati nel conto del patrimonio. Pur definendo i conti del Comune “non regolari”, la sentenza ribadisce che il sindaco ha chiarito “dal punto di vista dei meri conteggi le differenze tra i conti giudiziali e il contro del patrimonio, ma resta la questione relativa all'individuazione della qualità e del valore da indicare nei conti giudiziali” e da qui la richiesta di rettifica insieme alla richiesta di riportare nel modello 22 tutte le partecipazioni detenute dall'ente, comprese quelle in consorzi e fondazioni perché anche queste presuppongono una gestione e presuppongono l'esercizio dei diritti di socio.
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