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Sarà un Natale amaro per le 9 rammendine che la tessitura Penelope di Montemurlo vuole licenziare senza attivare la cassa integrazione straordinaria per cessazione attività che nel caso in questione è la fase del rammendo, destinata all'esternalizzazione. I sindacati sono sul piede di guerra e oggi, 13 dicembre, chiedono l'intervento del sindaco Mauro Lorenzini per un ripensamento da parte dell'azienda in sede di tavolo regionale.
"Ci sono tutti i presupposti previsti dalla legge per attivare la cassa integrazione, – spiega Massimiliano Brezzo della Filctem Cgil a nome anche della Femca e della Uiltec – ma l'azienda non ne vuole sapere. Prima ha addotto dubbi di ogni genere che abbiamo puntualmente sciolto, poi ha detto apertamente che non è interessata a utilizzare questo strumento e ha rifiutato perfino eventuali approfondimenti sul caso con gli organi deputati (Regione e Ministero). Lo ha fatto nell'ultimo giorno utile della fase sindacale che quindi si è chiusa con un mancato accordo. Ora passa tutto alla Regione che ha 15 giorni di tempo per convocarci".
"Ci sono tutti i presupposti previsti dalla legge per attivare la cassa integrazione, – spiega Massimiliano Brezzo della Filctem Cgil a nome anche della Femca e della Uiltec – ma l'azienda non ne vuole sapere. Prima ha addotto dubbi di ogni genere che abbiamo puntualmente sciolto, poi ha detto apertamente che non è interessata a utilizzare questo strumento e ha rifiutato perfino eventuali approfondimenti sul caso con gli organi deputati (Regione e Ministero). Lo ha fatto nell'ultimo giorno utile della fase sindacale che quindi si è chiusa con un mancato accordo. Ora passa tutto alla Regione che ha 15 giorni di tempo per convocarci".
La decisione di chiudere il ramo del rammendo è stata un fulmine a ciel sereno arrivato a un mese dalla chiusura della cassa integrazione straodinaria per crisi aziendale con riduzione del personale di 34 unità da 100 che erano. "Un calice amaro che abbiamo bevuto per tenere a lavoro 70 persone. Ora scopriamo che l'azienda vuole mandare via altre 9 persone e in più non vuole garantire loro gli stessi paracaduti. – chiosa Brezzo – E' grazie a un anno di cassa integrazione che due terzi dei 34 esuberi sono stati ricollocati. Perchè non possiamo fare altrettanto con le 9 dipendenti della fase del rammendo? Questo tipo di cassa integrazione, cancellata dal jobs act e reintrodotta dal decreto Genova, non grava sul pacchetto di ore che l'azienda ha a disposizione e non blocca l'esternalizzazione; il costo della formazione per la ricollocazione è a carico della Regione e sono garantiti sgravi e incentivi a chi assumerà. Non capiamo dove sta il problma".
Le nove rammendine hanno un'età media di circa 45 anni di cui gli ultimi 20 trascorsi alla Penelope a passare in rassegna ogni tessuto per scovare ed eliminarne eventuali difetti. Impegno e dedizione che non sembrano essere stati considerati dai vertici aziendali, determinati a chiudere questa fase di lavorazione il prima possibile senza andare troppo per il sottile.
E.B.
Edizioni locali: Montemurlo | Prato