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“Sarebbe l’ora che questa amministrazione pensasse al futuro della città invece che continuare nella ricerca ossessiva di un alibi per coprire l’assenza di un progetto o, la propria delusione, per l’aver pensato che amministrare una città come Prato sarebbe stato più facile”. A dirlo è il consigliere comunale del Pd Roberto Mennini che replica così alle accuse che Alessandro Giugni, presidente della commissione Bilancio, ha fatto in merito all’uso dei derivati fatto dalla precedente amministrazione. “Partiamo dai 19 milioni di crediti radiati dal bilancio per dubbia esigibilità – dice Mennini -.. Fino al 2006, le partite straordinarie si inserivano in bilancio “di cassa”, ossia, quando venivano riscosse. L’attuale ragioniere, ci propose di inserire tali partite di competenza e parimenti nel bilancio dei fondi di svalutazione crediti. Così è stato fatto e credo, che se possono essere tolti 19 milioni e il bilancio ritrova il pareggio significa che c’erano dei fondi o residui sufficienti a compensazione. Come si fa a parlare d’iscrizione in bilancio di crediti inesigibili quando si sa che tali non sono perché non c’è, né ci può essere, la certificazione che la norma prevede? Inoltre nei 19 milioni radiati per dubbia esigibilità Giugni si è reso conto che ci sono quasi 500mila euro già riscossi dalla Regione e, si rinuncia a qualcosa come tre milioni per la vendita del terreno di viale Marconi perchè la maggioranza non ha intenzione né il coraggio di spostare di qualche metro il campo nomadi di Mezzana? La scelta delle cartolarizzazioni ha permesso notevoli investimenti ed in particolare, in quegli anni, la ristrutturazione delle scuole per cui oggi il Comune di Prato è il primo in graduatoria nazionale”.”Per quanto riguarda la conversione dei mutui da tasso fisso a tasso variabile – chiude Mennini – furono trattati solo i mutui della Cassa Depositi e Prestiti e di Cariprato che avevano interessi alti (alcuni oltre il 6%), tra l’altro per la parte relativa a Cariprato non fu pagata neppure la penale. Gli Swap forse col senno di poi potevano non essere accesi (ma a quei tempi ci credeva anche Tremonti), tuttavia, chi ha analizzato con attenzione si sarà reso conto che quelle emissioni non hanno valenza speculativa (il Comune di Prato non ha fatto cassa immediata come è successo da altre parti) ma sono per limitare (non annullare) l’oscillazione dei tassi”.