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Una via di mezzo tra la più classica delle guerre tra poveri e la guerra etnica. Non esistono, probabilmente, due immagini più veritiere per raccontare quanto è accaduto stamane in via di Gello all’inaugurazione delle case popolari nell’immobile appena ristrutturato. La vigilia, dopo tutto, era trascorsa con gli attacchi frontali della Lega Nord, i più bellicosi fra i critici dell’operazione per via del basso costo del canone di locazione pari a partire da appena 12 euro a famiglia e per la presunta assegnazione di alcuni alloggi a famiglie rom. La prima sorpresa della mattinata, in effetti è stata proprio questa: sia il responsabile dell’operazione, ovvero il presidente dell’Epp Antonino Cardaci che l’assessore Dante Mondanelli ed il sindaco Roberto Cenni hanno smentito che nella graduatoria per via di Gello ci siano cittadini rom. Ma la rabbia montante fra i militanti leghisti accorsi e la gente comune richiamata dalla manifestazione di contestazione organizzata proprio dai vertici locali della Lega Nord era troppo forte e rumorosa per recepire le rettifiche. Su quello che è diventato per qualche ora un campo di battaglia si sono fatti vivi tutti i leghisti pratesi di spicco e pure due consiglieri regionali.“La polemica della Lega è fondata, non è possibile dare la priorità sempre a loro” ripetono con accenti differenti le decine di residenti e qualcuno non si fa problemi a confessare i propri pregiudizi: “Non ce l’ho con gli extracomunitari, ma con i rom sì, se non avessero dato le case anche a loro non ci sarebbero stati problemi”. Qualcuno mette in discussione l’operazione via di Gello nella sua interezza: “Si tratta di un edifico del 1200 di importanza architettonica, poteva essere ristrutturato come rione medievale, in questo modo si deturpa trasformandolo in case popolari”. Sono stati, però, solo un piccolo assaggio di insoddisfazione, espressa con toni aspri dai leader leghisti: “Con gli stessi soldi poteva essere fatto di più per la città – ha affermato l’assessore allo sport, Matteo Grazzini – temo che dovremo tornare qua fra qualche mese, perché è impossibile che le case verranno mantenute in ordine senza fare danni”. “Questo è l’ultimo regalo del centrosinistra – ha tuonato il capogruppo in consiglio comunale Emilio Paradiso -: potevamo chiudere gli occhi di fronte a questo?”.Dal canto suo Antonino Cardaci, letteralmente assediato dalla protesta leghista si è difeso dati alla mano: “E’ la Bossi-Fini a prevedere che i residenti in Italia da almeno 2 anni abbiano diritto ad un alloggio” e per mettere i puntini sulle i circa la necessità di portare fino in fondo la ristrutturazione “abbiamo utilizzato dei provvedimenti del Cipe del 1994, finalizzati all’edilizia popolare”. Un’operazione, quindi, pienamente legittima, di più “dovrebbero arrivare i ringraziamenti all’Epp, perché lottiamo per la qualità e non facciamo delle brutture” il tutto al modico costo di 1,035 milioni di euro totali, pari a 770 euro al metro quadro. Anche se poi lo stesso Cardaci ha preso idealmente le distanze dall’operazione: “Personalmente questo immobile l’avrei comprato per farci degli appartamenti e venderlo ai privati” allineandosi alla stessa lunghezza d’onda leghista, almeno su questo punto. Di centrosinistra, oltre a Cardaci si è fatta viva anche la presidente della circoscrizione Sud Luisa Peris, pronta a stigmatizzare “la strumentalizzazione politica della Lega, perché come ha detto anche l’assessore Mondanelli in questo caso è stata assolutamente corretta la composizione delle graduatorie”. Non basta, però ai leghisti. Il segretario regionale ed europarlamentare Morganti è scatenato: “Ce l’hanno con i pratesi, non si possono dare delle villette come case popolari, in questo modo si discrimina chi vive nelle vere case popolari”. Durissima la chiosa: “Ora basta, in queste condizioni diventa difficile appoggiare la maggioranza. Se non ci daranno la presidenza dell’Epp daremo l’appoggio esterno”. E proprio poco dopo si è consumata una scena politica ad altissima tensione prossimo alla frattura fra Lega Nord e maggioranza di governo con l’arrivo di Roberto Cenni. “Fossi stato io sindaco adesso bloccherei tutto” sostiene sicuro di sé Morganti, lanciando un consiglio “Roberto ripensaci”. Non ha quest’intenzione Cenni, il cui arrivo nel frattempo ha reso ancora più accessi se possibili i toni della protesta: “Non potevamo perdere i contributi regionali – dice Cenni – in questo modo invece si liberano decine di famiglie dall’emergenza abitativa. Nel frattempo, però, servono soluzioni istituzionali, perché a Prato mancano case popolari e la Regione deve attivarsi per finanziare la costruzione di migliaia di edifici popolari, altrimenti si ripeteranno casi di ingiustizia come questo”. Sono parole, però che rinfrancano a metà gli abitanti ed i militanti della Lega Nord. Una donna di mezza età prova pure ad irrompere nella cerimonia del taglio del nastro ed è necessario l’intervento della polizia per consentire ad un imbarazzatissimo Dante Mondanelli di completare l’inaugurazione. Zac, ma non è ancora finita. Claudio Morganti ha un acceso alterco con Alfio Pratesi, ex assessore nella giunta comunale Mattei, provvidenziale in questo caso l’intervento dei suoi militanti che l’hanno letteralmente trascinato via riportando la calma.
Carlandrea Adam Poli