Non avrà conseguenze la mancanza di risposte del ministero della Giustizia alla richiesta degli avvocati e di Assoutenti di “provvedere al reintegro del personale amministrativo all'ufficio del Giudice di pace di Prato”. La diffida inviata lo scorso marzo al Guardasigilli resterà lettera morta perché il Tar della Toscana ha bocciato il ricorso che denunciava il 'silenzio/inadempimento' della pubblica amministrazione. Ordine degli avvocati, Camera civile, Camera penale, Associazione giovani avvocati e associazione dei consumatori Assoutenti, assistiti dall'avvocato Franco Bruno Campagni, dovranno necessariamente accontentarsi del nulla ricevuto dal dicastero di via Arenula. E la traduzione di 'nulla' significa che l'ufficio del Giudice di Pace continuerà a viaggiare a scarto ridotto, anzi ridottissimo, con soltanto quattro dipendenti in servizio sui quindici previsti dalla pianta organica. Un numero talmente risicato che a febbraio il presidente del tribunale, Francesco Gratteri, nella sua veste di coordinatore dell'ufficio del Giudice di pace, firmò la sospensione del servizio di iscrizione a ruolo dei decreti di ingiunzione per tutto il 2023. Un provvedimento che scatenò reazioni a cascata: avvocati, sindacati, categorie economiche, ordini professionali.
Troppo corta la coperta per tentare un aggiustamento. Due le mosse degli avvocati: la prima, la diffida al ministero affinché mettesse mano al numero di dipendenti in servizio in modo da portarlo a quello previsto dai decreti del 2015 e del 2018; la seconda, il ricorso al Tar per denunciare il fatto che il ministero, a quella diffida, aveva fatto seguire come risposta il silenzio e conseguente inadempimento della richiesta. Il fatto, alla fine, è uno solo e i giudici amministrativi lo hanno sintetizzato in maniera efficace: “Tutto ruota sul difficile procedimento di copertura effettiva degli organici”. Non è un mistero che gli uffici giudiziari di Prato non siano esattamente una sede ambita.
Il ministero della Giustizia prevede una programmazione triennale delle esigenze di personale a ciascun ufficio, compreso il Giudice di pace di Prato. Una programmazione che, come hanno sottolineato i giudici del Tar, “nessuna delle parti contesta” ma su cui si fonda “la pretesa degli avvocati circa le fasi che portano al reintegro del personale: “A valle per la copertura dei posti, a monte per la revisione della quantificazione degli organici già effettuata (programmazione)”, si legge nella sentenza. E in più: “La richiesta dell'adeguatezza delle risorse assegnate agli uffici amministrativi costituisce esercizio di attività ampiamente discrezionale”, dove per discrezionale si intende la sfera delle scelte amministrative che vanno dall'autorizzazione all'assunzione all'individuazione delle modalità di copertura del posto, tramite procedura di mobilità o procedure concorsuali”. La richiesta pratese di “rideterminazione della pianta organica degli addetti amministrativi presso il Giudice di pace di Prato in conformità agli attuali fabbisogni e alla previsione del loro futuro incremento” rientra nella sfera discrezionale, e vi rientra a maggior ragione se nella diffida inviata al ministero non c'è una delle basi dell'obbligo di revisione, vale a dire un elenco con “le maggiori necessità rispetto alla programmazione in vigore”.
E mentre rimbalzano tecnicismi e carte bollate, lo stop ai decreti ingiuntivi crea inciampi a quei pratesi che troverebbero nel Giudice di pace la scorciatoia per tentare di recuperare crediti fino a 10mila euro e che, invece, devono rivolgersi al tribunale avviando un procedimento civile. La differenza? tempo e denaro.
Carenze Giudice di pace, il Tar gela gli avvocati e boccia il ricorso contro il ministero della Giustizia
Gli avvocati hanno chiamato in causa il ministero che non hai mai risposto alla richiesta di adeguare il numero di dipendenti dopo lo stop all'iscrizione a ruolo dei decreti ingiuntivi per mancanza di personale. Nella sentenza si fa riferimento al "difficile procedimento di copertura effettiva degli organici"
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nadia tarantino
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