Ogni giorno è un disco in sottofondo e si è inceppato: furto alla tabaccheria, rapina in centro, incidente sulla declassata. Poi riparte: scippo, aggressione.. E subentra l’insofferenza. In tutto questo marasma passano in sordina piccoli gesti di buon cuore che riescono a fermare per un secondo quel disco; il tempo di un attimo che ha il valore di un sospiro per chi tutti i giorni lotta a denti stretti. Beatrice è di Prato e ha 39 anni. E’ mamma ed è donna. È una mamma e una donna che giorno dopo giorno deve sottoporre il proprio corpo ad un duro allenamento perché l’attività sportiva è l’unica cura in grado di limitare il progressivo peggioramento della sua malattia genetica.
Si chiama Atassia di Friedreich. Beatrice ha scoperto di esserne affetta a 17 anni. Piano piano perderà la capacità di coordinare i movimenti, per lei si complicheranno anche i gesti più semplici, come bere un bicchiere d’acqua. E poi il cammino, la parola, la vista, l’udito, anche il cuore.
“La sensibilità del mio corpo se ne andrà prima o poi” racconta senza giri di parole. I sintomi della malattia stanno progredendo in fretta e Beatrice, che da 10 anni va quasi tutti i giorni in piscina, contrasta l’invalidità intensificando l’attività fisica. E’ così, senza pensarci troppo, ha scritto un post nel gruppo Facebook “Sei di Prato se” chiedendo se qualcuno aveva da prestarle un vogatore in modo che lei potesse testarne gli effetti sul proprio copro prima di comprarlo. Senza volerlo ha dato il via ad una campagna di solidarietà: in pochi minuti, tante condivisioni e manifestazioni di coraggio e di speranza. Tanti i pratesi disposti ad aiutarla come possibile. Se è vero che non è semplice trovare qualcuno con un vogatore da dare a Beatrice, in molti però avrebbero il tempo e il desiderio di accompagnarla a fare una passeggiata, prendere un caffè con lei all’aria aperta. “Non mi aspettavo tutto questo. Sono commossa” – dice.

Beatrice ha anche creato una pagina Facebook per incontrare altri che come lei condividono questo percorso tortuoso, spronandoli al ricorso alla ginnastica e alla piscina. Un modo per confortarsi reciprocamente e aiutare la psiche ad accettare. L’immagine di copertina è un corpo di donna in costume da bagno, in piedi: “Se vedi questa foto noti una bella ragazza, mi sono alzata dalla carrozzina per scattarla e sono tornata a sedere subito dopo. Il mio corpo deambula male e necessita di un ausilio ma sono la stessa ragazza in costume”. E’ lei la bella donna in copertina. Da dove viene questa forza? Risponde così: “Ho una figlia di 14 anni e voglio che pensi che ho fatto l'impossibile”.
Parole cui fanno eco quelle della mamma di Beatrice, Leda Sabatini: "A me non sembrava una buona idea rivolgersi al gruppo, ma poi – scrive sempre su Facebook – il miracolo……una bomba di solidarietà e simpatia. Non ho parole per spiegare la commozione e la gratitudine che sto provando. Grazie, grazie, grazie. L'emarginazione e la solitudine sono un fardello molto pesante per chi vive con disgrazie come la nostra, ma grazie alle vostre parole ho sentito che non dobbiamo mai perdere la speranza. Grazie Prato!".
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