Hanno sventolato bandierine per dichiarare il loro amore per Prato e per richiamare i valori dell'integrazione, della tolleranza, della pace e della sicurezza. Un sit-in pacifico e silenzioso, in una piazza dell'Immaginario scelta di nuovo come simbolo di una comunità che vuol provare a innestare un cambio di marcia. Duecento e forse più i cinesi che oggi, sabato 16 gennaio, hanno risposto all'appello dell'associazione Cervo Bianco e hanno manifestato contro ogni forma di violenza fuori e dentro la comunità orientale che vive a Prato.
Giovani e meno giovani, imprenditori, operai, bambini, studenti, prime e seconde generazioni: tutti nel cuore del Macrolotto 0 per chiedere maggiore sicurezza e un impegno comune che faccia di Prato una città più sicura. Stop a scippi, furti, rapine, truffe: “I cinesi oggi sono pronti per un'inversione di rotta – il commento del portavoce dell'associazione Stefano Jang, 40 anni, imprenditore, in Italia dal 1989 – i miei connazionali scendono in piazza e manifestano senza timore e senza remore”. Bersaglio facile di delinquenti solitari o in gruppo, i cinesi vorrebbero più controllo e maggiore sicurezza. “Hanno il brutto vizio di ostentare il lusso – spiega Stefano Jang – auto, borse e capi firmati, soldi. Noi raccomandiamo tre cose: uscire meno di notte, non portarsi dietro troppo contante, tenere un profilo più basso. Certo, non si risolve il problema ma magari si riduce il rischio”. Parlano anche i cinesi rimasti vittime di episodi di violenza: “Ci vogliono leggi più severe – dicono – chi delinque sa di rischiare poco o niente. Così non va bene”.
L'associazione Cervo Bianco è la stessa che nelle settimane scorse ha organizzato la pulizia delle strade del Macrolotto 0 ed è la stessa che non è d'accordo con la proposta di portare i dormitori vicino alle fabbriche: “Si torna indietro di decenni – dice il portavoce – serve una mentalità diversa, serve rispettare le regole che ci sono”.
Uno stravolgimento totale dei rapporti tra italiani e cinesi così come li abbiamo conosciuti fino ad oggi. Una nuova generazione cresciuta quando non nata in Italia che spera in una convivenza e in una integrazione vere. E che si interroga. “L'associazione sente il bisogno di chiedere scusa alle due famiglie italiane che hanno subito un lutto per causa dei cinesi – continua Stefano Jang – ed è per questo che stiamo pensando ad una iniziativa nelle prossime settimane”. Le famiglie sono quelle di Pompeo Giordano, l'operaio pratese morto a ottobre del 2014 in uno scontro con l'auto condotta da un cinese che poi si allontanò (LEGGI) e di Roberto Signore, il motociclista pistoiese che per evitare una studentessa cinese che attraversava a piedi la Declassata perse l'equilibrio e si schiantò sulla strada (LEGGI). “Sappiamo che i cinesi coinvolti in queste brutte storie non hanno mai chiesto scusa e non è tollerabile – conclude Yang – lo faremo noi dell'associazione appena possibile”.
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