“L’aeroporto di Firenze deve essere chiuso perché non è sicuro non avendo le autorizzazioni necessarie e la conformità urbanistica che è obbligatoria”. La richiesta dell’associazione Vas, Vita, Ambiente e salute di Prato, arriva direttamente sul tavolo del ministro dei trasporti, Paola De Micheli, del commissario Ue ai trasporti e del direttore esecutivo Easa, l’agenzia europea per la sicurezza aerea.
Sono accuse pesanti di cui ci siamo già occupati in passato (LEGGI) ma supportate da una valanga di documenti e di richieste accesso agli atti a cui Enac non ha mai risposto mostrando l’autorizzazione ambientale in base alla quale il Vespucci opera e l’Airbus A319 vola da e per Firenze.
Enac non ha risposto ai comitati, ma non ha risposto nemmeno al direttore generale della divisione sul trasporto aereo del ministero dei trasporti, Renato Poletti, che, dopo le richieste formulate anche dal Prefetto di Firenze, per ben due volte sollecita “a provvedere senza alcun ulteriore indugio a relazionare compiutamente in merito stante la gravità di quanto segnalato”. Questo a novembre e dieci giorni fa. Ad oggi, nessuna risposta è pervenuta.
Ma se le autorizzazioni ci sono, come sostiene Enac, non è più semplice e trasparente mostrarle anziché trincerarsi dietro uno strano silenzio che getta una pesante ombra sul Vespucci? “Facciamo un esempio immobiliare per far meglio capire alla gente quello che sembra sia successo- afferma l’associazione Vas – potremo dire che forse l’attuale aeroporto è come un edificio che ha avuto la licenza a costruire ma non ha l’abitabilità, quindi i proprietari non lo possono vendere e/o utilizzare”.
Scendiamo più nel tecnico.
Toscana Aeroporti, all’epoca Adf, e Enac non hanno ottemperato alle prescrizioni del decreto di Via 676/2003 in relazione al master plan 2001/2010 che prevedeva tra le altre cose l'allungamento dell’attuale pista con interramento dell’autostrada, realizzazione della pista di rullaggio, delocalizzazione delle abitazioni più vicine alla pista e monitoraggio acustico costante. Decreto di Via contro cui Adf ha fatto parziale ricorso ( quindi non su tutte le prescrizioni, ma solo su una ridotta parte) al Presidente della Repubblica che gli ha dato torto (sentenza scoperta solo cinque anni dopo grazie alle ricerche dei comitati con la Segreteria del Capo dello Stato). Le prescrizioni comunque sono rimaste sulla carta nonostante la loro applicazione fosse necessaria alla sicurezza dello scalo, all’ottenimento della conformità urbanistica e alla realizzazione del nuovo progetto di ampliamento del Vespucci, quello con pista parallela all’autostrada, affondato da ben tre sentenze dei tribunali amministrativi.
Enac ha ribadito più volte che non c’è stata ottemperanza perché quel masterplan e quella procedura di Via sono superati dal nuovo progetto, ma oltre al fatto che tale progetto è stato fatto a pezzi dai tribunali, non ha mai specificato e mostrato su che basi autorizzative opera l’attuale impianto. L’associazione Vas di Prato sottolinea anche che la parziale conformità urbanistica concessa nel novembre del 2011 all’ampliamento del piazzale di sosta aeromobili e alla nuova mensa Adf “è del tutto illegittima, basandosi su un frazionamento successivo di una opera che non aveva il presupposto giuridico originale. Le regole dell’Unione vietano l’applicazione parziale delle prescrizioni di Via considerato che tutte le prescrizioni devono essere rifiutate oppure attuate in toto ai sensi dell’articolo 2 comma 1 della direttiva 85/337”.
Le argomentazioni tecniche sono quindi molte e tutte legate. Per farle cadere una per una Enac ha solo una strada da percorrere: mostrare l’autorizzazione con cui il Vespucci opera. “Riteniamo doveroso – conclude la Vas – in via preventiva e precauzionale chiedere la chiusura immediata dell’aeroporto”.