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Amarcord Pablito, un legame forte e indissolubile con la sua città


Da Santa Lucia al mondo intero. Un salto fatto in una partita, quella del 5 luglio 1982 tra Italia e Brasile: tripletta di Paolo Rossi, il delirio di un'Italia unita dal calcio, il pianto di gioia dei pratesi. Pochi giorni fa il campione aveva interrotto il ritiro dalla vita pubblica per l'addio all'amico Maradona


Redazione


Ciao Paolo. Non è solo Prato a piangere il suo straordinario campione, l'uomo che in 90 minuti riuscì a cambiare per sempre il suo destino con l'indimenticabile tripletta al Brasile di Falcao e Zico. Fu lì, nel delirio dello stadio di Sarrià a Barcellona, il 5 luglio 1982, ancor prima che l'Italia battesse anche la Polonia di Boniek e la Germania di Rummenigge per diventare campione del mondo, che Paolo Rossi smise di essere Paolo Rossi e diventò Pablito. Un calciatore normale, fino ad allora anche aspramente criticato per le sue prestazioni, salito improvvisamente sull'Olimpo del calcio mondiale con le sue prodezze diventate storia, premiate con il Pallone e con la Scarpa d'oro. La notte del Mondiale vinto, la casa di Paolo Rossi diventò meta di tutti: anche una zolla del giardino era un pezzo di quello straordinario campione. Da Prato al mondo intero, da Santa Lucia anzi, la sua frazione, al mondo intero. Goodbye Pablito.
341 partite e 134 gol tra il 1972 e il 1987 indossando le maglie di Juventus, Como, Lanerossi Vicenza, Perugia, Milan, Verona e della Nazionale di Bearzot. Una carriera esplosa nell'estate dei Mondiali di Spagna, in un momento difficile per l'uomo e per il calciatore Paolo Rossi, reduce da due anni di squalifica con l'accusa di aver truccato la partita Avellino-Perugia. Un attaccante di belle speranze: la Juventus lo volle con sé e lui, pur deluso da quel mondo che lo aveva infangato, tornò a giocare. Boniperti, presidente bianconero, gli disse che doveva tagliarsi i capelli, rispettare un'alimentazione rigorosa e soprattutto che doveva sposarsi che “un uomo sposato è più tranquillo”. Era un altro calcio, un altro mondo che lui, Paolo Rossi, ricordava sempre. “A raccontarlo ora – disse una volta durante un evento a Prato – fa ridere che quasi non ci si crede”.
Il 2 maggio 1982, a campionato ormai finito, il ritorno in campo. Tre partite, un gol, lo scudetto. L'inizio di una nuova fase che già era tanto per Paolo Rossi ma ancora nulla rispetto a quello che sarebbe successo da lì a poco con la convocazione al Mondiale dove diventa Pablito. Sei gol che sommati ai 3 segnati al Mondiale del 1978 in Argentina fanno 9 e portano Pablito a detenere il record di reti segnate in un campionato del mondo, record poi uguagliato da Roberto Baggio e da Christian Vieri. Nel 2004, selezionato da Pelè, il nome di Paolo Rossi compare nell'elenco dei 125 più grandi calciatori della storia del calcio ancora in vita e, nello stesso periodo, anche nella classifica dei migliori di tutto il XX° secolo.
Coppa del Mondo, scudetti, coppe internazionali, titoli di capocannoniere e ambitissimi riconoscimenti personali che non hanno mai cambiato il Paolo Rossi di Santa Lucia, Paolino come lo chiamavano con affetto gli amici. Quel Paolo Rossi che, conclusa la carriera di calciatore, ha continuato a fare parte del mondo del pallone, osservandolo da lontano in veste di opinionista televisivo. Da qualche tempo aveva lasciato la vita pubblica: un ritiro interrotto lo scorso 25 novembre per l'ultimo saluto a Diego Armando Maradona: “Il genio del calcio mondiale – le parole scritte da Paolo Rossi – un talento ineguagliabile, assoluto, una gioia che tutti quelli che amano il calcio. Mancherà”. Parole commosse di un uomo prima che di un calciatore.
Paolo Rossi ha passato la sua vita lontano da Prato ma a Prato ha sempre fatto ritorno, ogni volta che poteva, ogni volta che ce n'era occasione. La famiglia, gli amici, la città, il legame fortissimo con la sua frazione e con la società sportiva del Coiano Santa Lucia, un'altra sua casa, quella dell'esordio, ancora ragazzino. Prato che lo ha sempre abbracciato. Che lo ha sempre amato. Grata per quell'indimenticabile 1982 che fece di Prato, e di Santa Lucia, la capitale del calcio mondiale.
nadia tarantino
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