Ventotto detenuti del carcere di Prato iscritti all'Università di Firenze, praticamente la metà dei 55 (comprese 18 matricole) attualmente impegnati in uno dei corsi offerti dall'Ateneo. Un percorso di studio che significa riscatto, occasione per ritrovare una propria cittadinanza sociale, per trasformare l'esperienza carceraria in un investimento personale e in una crescita culturale fino al conseguimento della laurea.
Oggi, venerdì 14 aprile, alla Dogaia la cerimonia di inaugurazione dell'Anno accademico del Polo universitario penitenziario.
La direttrice della casa circondariale, Maria Isabella De Gennaro, ha aperto le porte alle autorità e alla rettrice dell'Università di Firenze, Alessandra Petrucci, rinsaldando una volta di più il rapporto strettissimo tra l'Ateneo e la Dogaia, struttura che da sempre vanta un numero importante di detenuti-studenti.
Dall'istituzione del Polo universitario penitenziario, nel 2000, si contano 300 studenti e una quarantina di laureati ai corsi dell'Ateneo fiorentino. Studi umanistici e Giurisprudenza sono i percorsi con il maggior numero di iscritti, ma c'è anche una propensione per Lettere e Filosofia e per Economia e Scienze Politiche.
“La tutela del diritto allo studio – ha detto la rettrice – è garanzia di democrazia, intesa come condivisione delle diversità in ogni sua espressione, come occasione per ciascuno di trovare il proprio posto nel mondo, che sia la stessa casa per tutti”.
La direttrice della Dogaia ha sottolineato la complessità del contesto carcerario che ha definito “multiproblematico” e “sempre più luogo di emergenza”, ma anche spazio all'interno del quale trovare percorsi di accoglienza fattiva: “La cultura è accoglienza – ha detto – lo studio è accoglienza. Studiare in carcere fino a ottenere un titolo accademico, è una grande opportunità che trova sempre più adesioni senza differenze tra detenuti italiani e detenuti stranieri”.
Di opportunità per un reinserimento sociale concreto ha parlato l'assessore della Regione Toscana Serena Spinelli: “Studiare e laurearsi significa impegnare proficuamente il periodo della detenzione per poi ritrovare una collocazione all'esterno. La Regione crede moltissimo in questa opportunità e fa la propria parte affinché il sistema funzioni e sia accessibile a tutti”.
Franco Prina, presidente della Conferenza nazionale universitaria dei Poli penitenziari, ha fatto il punto su quanti sono i detenuti iscritti all'Università in tutta Italia: “Circa 500 appartengono al circuito Media sicurezza, 400 al circuito Alta sicurezza, 40 sono al 41bis e 5 ancora in istituti penali minorili. Dunque un migliaio di persone in tutto che frequentano 400 corsi di laurea diversi. Se lo studio è un diritto – il commento del professor Prina – allora è un diritto scegliere a quale indirizzo dedicarsi”.
Alla Dogaia inaugurato l’Anno accademico: 28 i detenuti iscritti all’Università di Firenze
Confermato il rapporto strettissimo tra il carcere di Prato e l'Ateneo fiorentino che quest'anno conta complessivamente 55 detenuti. Studi umanistici e Giurisprudenza i corsi che vanno per la maggiore. La rettrice: "Lo studio universitario è riscatto, opportunità per investire su se stessi durante la detenzione"
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nadia tarantino
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