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La base di partenza è la contestazione della pressione fiscale troppo alta in Italia: “Meno tasse vuol dire più libertà di sperare un avvenire migliore per noi e le nostre famiglie. Le tasse ci uccidono il futuro” racconta David Mazzerelli, 28 anni giovane organizzatore del primo Tea-Party italiano. È stato lui da direttore di una rivista di sperimentazione culturale, Ultimathule, a importare quella che negli Usa imperversa come una moda nel mondo neoconservatore e antistatalista agganciandola all’esperienza del movimento libertario italiano, una formazione politica bonsai ideata dall’editore e scrittore Leonardo Facco. “Le tasse non sono bellissime, ma al massimo necessarie e accettabili se applicate nella giusta misura” precisa Andrea Bonacchi che nella scena cittadina è presidente della commissione lavori pubblici della circoscrizione Est ed esponente in vista del coordinamento provinciale del Popolo della Libertà. L’obiettivo del movimento è di portare a casa un giorno un’equa riforma fiscale, dal quale ieri sera nella saletta della circoscrizione Centro ha preso le mosse il primo di una serie di dibattiti. E siccome il Tea Party ha una componente storica di per sé antisistema e rivoluzionaria a finire nell’occhio del ciclone sono stati un po’ tutti: dal ministero dell’Economia che promuove un video fra le scuole elementari per elogiare le tasse, al governo responsabile di non aver ridotto le tasse come promesso.Nonostante l’ossatura del Tea Party pratese sia politicamente schierato dalla parte di Berlusconi, infatti, sono molti gli esponenti del Pdl presenti nella saletta della circoscrizione: il già citato Bonacchi, i consiglieri comunali Simone Frosini e Pietro Zecchi, le elette nelle circoscrizioni Sud ed Est Pamela Bicchi e Clarissa Lombardi con la presenza d’eccezione del consigliere regionale Giovanni Donzelli. Ma Facco non risparmia nessuno, tantomeno Berlusconi: “Da quando è tornato al governo ha messo altre 3 o 4 gabelle, per cui racconta delle balle quando dice di non aver messo le mani nelle tasche dei cittadini”. Un attacco in piena regola che sortisce l’effetto di far scattare un fragoroso applauso fra i circa 50 partecipanti. La sua contestazione è totale, mette in dubbio l’utilità stessa dell’esistenza di uno Stato in una chiave di pensiero anarco-capitalista “Lo Stato è buono soltanto a togliere la libertà e ad uccidere le persone, basti pensare che nei periodi fuori dalla guerra nel mondo ha avuto la responsabilità dell’assassinio di 170 milioni di abitanti”. Da qui lo scivolamento verso la battaglia fiscale dura e pura “perché rappresenta l’unica possibilità per arrivare alla libertà” con tanto di testimonial della rivolta antistato, che ha in mente di portare a compimento nei prossimi anni. Si tratta di Giorgio Fidenato, un imprenditore di Pordenone che dal gennaio 2009 si trova in lotta con l’Agenzia delle entrate per essersi rifiutato in accordo con i suoi dipendenti di agire da sostituto d’imposta. Il motivo? “Lo Stato non può permettersi con una legge di dirci anche il modo di pagare le tasse” dice Fidenato accolto dalla platea con la definizione di “eroe moderno”. Il virtuosismo antistatale dell’imprenditore in questione rappresenta un buon pretesto per arrivare dritti al cuore della questione secondo i libertari guidati da Facco, la secessione dallo Stato. In quale modo? Con una ricetta ben conosciuta e praticata in Italia: l’evasione fiscale. Sembra proprio questa l’idea di “equa riforma fiscale” che hanno in mente gli organizzatore del Tea Party. Facco, ad esempio, è l’autore di un pamphlet sull’argomento dal titolo slogan “Elogio dell’evasore fiscale. Se le tasse sono un furto non pagarle è legittima difesa”. Spiegato al pubblico in toni ancora più eloquenti “è l’unico modo per proteggersi dall’eccessiva pressione fiscale. Magari l’evasione non è un atto legale, ma eticamente assolutamente legittimo. Per fortuna che c’è in Italia, altrimenti saremmo tutti in braghe di tela”. Anche in questo caso il battimani è pressoché unanime e chi si ribella, ovvero la consigliera di circoscrizione del Pdl, Lombardi si vede prendere a cattive parole dallo stesso Facco “non voglio pagare le tasse anche per lei, perché mi sta antipatica”. Dopo tutto i pidiellini stanno dalla parte del leader del movimento libertario, lo mette in chiaro oltre ogni ragionevole dubbio Cosimo Zecchi uno dei relatori della serata: “Forse non condivido in pieno l’appello, ma l’evasione fiscale è una forma estrema di resistenza civile. Sicuramente sempre meglio questo che andare a ribaltare le macchine oppure a sfasciare le vetrine”. Concorde anche sugli affondi contro Berlusconi? “rimango berlusconiano, ma non condivido le politiche economiche di questo governo”. L’unico a dissentire è il finiano Piercamillo Falasca, e vicedirettore di Libertiamo.it: “Invito ad evitare il populismo contro lo Stato e contro la politica. L’esperienza di Fidenato ci insegna che la battaglia va condotta all’interno del sistema”. Prossimo appuntamento per gli amanti dei T-Party, il 19 giugno a Roma.
Carlandrea Adam Poli