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A Prato tanto manifatturiero ma i redditi dei lavoratori più bassi della Toscana, il peso del lavoro nero


Il dato è contenuto nell'indagine realizzata per conto della Cisl Firenze Prato e presentata stamani a Prisma. Con una così bassa attrattività e il calo demografico, il gap occupazionale è destinato a crescere. Da ripensare anche la rete dei servizi per gli over 65.


Redazione


A Prato c'è tanto lavoro, confermato anche dal quindicesimo posto italiano per numero di contribuenti, ma che produce un reddito medio basso, il più basso della Toscana per i lavoratori dipendenti, 19.045 euro, e al 117esimo in Italia. La contraddizione è contenuta nello studio realizzato dalla Cisl Firenze Prato sulle prospettive occupazionali dei giovani, presentato stamani nella sede di Prisma in via Galcianese. Una contraddizione che tocca l'apice nel manifatturiero dove la provincia di Prato viene quasi doppiata dalla prima in classifica, Lucca, 17.173 euro contro 30.132. "In genere, – spiega Stefano Dal Pra Caputo, autore della ricerca con Francesco Peron – dove c'è molto manifatturiero i redditi dei lavoratori crescono. Qui la tendenza è diversa ed è legata a fenomeni complessi che in parte si conoscono".
Una contraddizione che ha una spiegazione ben precisa: la presenza di lavoro nero totale o parziale (attraverso falsi part time). Una piaga che troviamo sopratutto, ma non solo, nelle tante aziende a conduzione straniera, e che secondo Cisl può essere estirpata solo con l'aumento dei controlli. "Anche di recente – afferma Fabio Franchi, segretario della Cisl di Firenze-Prato – ci sono stati casi di aziende dove sono emerse irregolarità importanti, perciò vanno benissimo i controlli sulla sicurezza del lavoro ma è necessario verificare anche la regolarità contributiva".
Non è un problema solo di concorrenza sleale. Un manifatturiero diffuso ma contrassegnato da redditi bassi fa scappare i lavoratori, soprattutto i giovani. Una dinamica accentuata anche dal calo demografico che secondo lo studio di Cisl, tra dieci anni potrebbe tradursi in una riduzione di 6.300 persone in età lavorativa. E' qui che può giocare un ruolo il sindacato e in generale le associazioni di categoria attraverso politiche attive del lavoro: "La diminuzione di persone in età lavorativa sarà ancora più pesante se non riusciamo a far incontrare chi cerca e chi offre lavoro. Si può partire dalle politiche attive pubbliche, che manifestano criticità e vanno migliorate, coinvolgendo anche le parti sociali che conoscono da vicino i fabbisogni occupazionali del territorio, e dall'orientamento scolastico.”
Secondo lo studio, nel 2031 la popolazione potrebbe salire di oltre 10 mila unità. A crescere però saranno in particolare gli over 65 che passeranno da 53.244 del 2013 a 69.835 del 2013.
Da qui parte la necessità di ridefinire i servizi: “Con gli investimenti del Pnrr – conclude Franchi – non basta costruire edifici, occorre migliorare i servizi alla persona. Rivedere e potenziare la sanità territoriale è indispensabile: ce lo ha dimostrato la pandemia, ma sarà ancora più vero nei prossimi anni, quando la popolazione anziana crescerà ancora”.

(e.b.)
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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