Sono 486 le attività aperte e 733 quelle chiuse tra il primo gennaio e il 30 settembre di quest'anno nella provincia di Prato. Un saldo negativo di 247 imprese che, avanti di questo passo, rischia di aumentare mettendo ulteriormente in difficoltà un settore – il terziario – già alle corde. Sono i numeri a descrivere gli effetti che l'emergenza Coronavirus ha provocato su commercio, turismo e servizi. L'allarme arriva da Confcommercio Prato-Pistoia che ha approfondito il dato nazionale reso noto nei giorni scorsi dall'Ufficio studi di Confcommercio imprese per l'Italia che ha contato 390mila aziende del settore non alimentare e dei servizi di mercato che si sono arrese alla crisi. In particolare, sono 240mila quelle che sono state costrette dall'epidemia ad alzare bandiera bianca.
Nell'area pratese – secondo i dati di Infocamere – la sofferenza maggiore si è riversata sul commercio con 409 cessazioni a fronte di 293 nuove iscrizioni, e sulla ristorazione con 84 cessazioni e appena 26 aperture. “Dati del tutto parziali e destinati ad un netto peggioramento dovuto alle nuove limitazioni introdotte durante i mesi autunnali e le chiusure derivate dalle fasce di emergenza, compreso il lockdown di Natale – precisa l'associazione – questi ultimi sono fattori che incidono drammaticamente sul futuro del terziario in provincia e che, affiancati a sostegni economici del tutto insufficienti alla messa in sicurezza del patrimonio imprenditoriale, porteranno a contare gravi perdite già nei primi mesi del 2021”.
In Italia la contrazione dei consumi è stata di oltre il 10 per cento tra gennaio e settembre con punte di oltre il 21 per cento per le agenzie di viaggio, di oltre il 17 nell'abbigliamento-calzature, di circa il 14 per bar, ristoranti e trasporti. Un quadro di profonda crisi che non mostra segnali di miglioramento. “Lo scenario a cui andiamo incontro è gravissimo – il commento del direttore generale di Confcommercio Prato-Pistoia, Tiziano Tempestini – il susseguirsi di restrizioni, la mancata chiarezza delle comunicazioni da parte delle istituzioni, gli incentivi del tutto insufficienti a sopperire alle perdite subite, apriranno una delle ferite più gravi per l'economia locale. Basta con interventi assistenziali, servono misure strutturali per salvare il terziario”.
733 chiusure e 486 aperture: l’emergenza sanitaria mette in ginocchio il terziario
Saldo negativo nella provincia di Prato tra gennaio e settembre di quest'anno. A soffrire di più sono le agenzie di viaggio, bar e ristoranti, attività ricettive. L'allarme di Confcommercio: "Non basta il vaccino a garantire la ripresa, il Governo deve mettere subito in campo misure strutturali: moratoria fiscale e sostegni economici adeguati"
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