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Week end con la commedia al Politeama Pratese: sabato 21 febbraio (ore 21) e domenica 22 febbraio (ore 16) va in scena Bello di Papà, l’ultimo lavoro teatrale di Vincenzo Salemme. L’attore napoletano, reduce dal successo di No Problem al cinema con Giorgio Panariello e fresco di debutto (alla regia e adattamento) con l’operetta “La Vedova Allegra”, è interprete e autore di questa pièce divertentissima che da tre anni riempie i teatri di tutta Italia con la sua spontanea storia fatta di equivoci, malintesi e “scambi” di identità.In scena con Salemme una vera e propria compagnia di attori formata da Yuliya Mayarchuk (Marina, la moglie), Giovanni Ribò (psicoanalista), Massimiliano Gallo (Emilio), Domenico Aria (Attilio, fratello di Antonio), Rosa Miranda (Sheila, moglie di Antonio), Antonio Guerriero (L’odontotecnico) e Adele Pandolfi (La mamma di Antonio). Le scene sono di Alessandro Chiti; i costumi di Mariano Tufano e le musiche di Antonio Boccia.Salemme è Antonio, un uomo mai cresciuto che ha paura di diventare adulto, prendersi responsabilità, costruirsi una famiglia con la fidanzata Marina. Nei progetti della compagna c’è un figlio, ma non per lui…“Un giorno – racconta Salemme nelle note di regia – succede che il miglior amico di Antonio, Emilio, ha una grave crisi depressiva che gli fa perdere il lavoro e lo mette in ginocchio. Uno psicanalista da strapazzo convince il povero Emilio che il suo problema nasce dalla mancanza della figura paterna (Emilio è orfano dall’infanzia) nel momento cruciale del suo sviluppo di uomo. Quindi lo cura con ipnosi e sedativi riportandolo indietro nel tempo. Emilio adesso si comporta come un bambino e in queste condizioni si presenta a casa di Antonio. Perché proprio a casa di Antonio? Perché non ha nessun altro che possa fargli da padre!!! Inizierà così una girandola di colpi di scena con scambi di ruolo dove i figli non sono più figli e i padri hanno paura di essere padri. Con mamma e parenti a difendere i soldi di famiglia e famiglie che si sfaldano con l’arrivo dei falsi bimbi. E la maturità sembra sempre più allontanarsi dall’unico vero bambino, il povero Antonio”.
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