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Gli universitari pratesi portano in scena il loro spettacolo “Per vedere la faccia che fa”


Redazione


L’università esce dalle aule d’ateneo e sale sul palcoscenico con tutta la sua energia e la sua freschezza. Mercoledì 16 giugno (ore 21, ingresso libero) presso i cantieri culturali di Officina Giovani la Compagnia teatrale universitaria del polo di Prato “La 106” presenterà la sua ultima produzione “Per vedere la faccia che fa”, da un testo del famoso drammaturgo Manlio Santarelli.La compagine, composta da studenti dei corsi di studio Pro.ge.a.s. e Pro.s.m.ar.t del polo universitario di Prato, nasce nel 2007 grazie alla volontà dei ragazzi e al grande coraggio della professoressa Teresa Megale. Dopo la produzione di ben cinque spettacoli, quest’anno la compagnia si confronta con un testo vagamente ispirato all’Amleto. “Un modo per far capire ai ragazzi che qui il teatro si studia, si insegna, ma soprattutto si fa – dichiara Teresa Megale –. La compagnia è una grande laboratorio di formazione e sperimentazione, grazie al quale i ragazzi possono misurarsi con la realtà creativa e organizzativa dello spettacolo”. Un progetto che ha dato sin da subito grandi soddisfazioni, visto che i lavori sono stati esportati all’estero e hanno riscosso il favore della giuria vincendo “Universo Teatro”, concorso per compagnie universitarie.L’esperienza di quest’anno, molto ardita, ha visto il contributo di Alessio Pizzech, regista molto in vista nel panorama nazionale, già conosciuto dai pratesi per aver diretto “L’eredità”, nel cartellone del Fabbricone di quest’anno. “Siamo riusciti a unire un gruppo molto eterogeneo e a creare un alfabeto comune. – ci dice Pizzech, che ha guidato tutto il laboratorio – Dopo alcune lezioni sul lavoro della regia, ho diviso i ragazzi in gruppi e loro stessi hanno deciso se curare la regia, cimentarsi nel mestiere dell’attore o abbracciare qualche mansione di tipo tecnico. Credo che la cosa principale a cui siamo arrivati sia stata capire che l’elemento fondamentale è quello umano: questo percorso è servito ai ragazzi non solo per poter toccare con mano una realtà diversa, ma soprattutto per conoscere se stessi e poter poi affrontare i propri limiti”.Un progetto assolutamente lodevole, che è riuscito a coinvolgere quaranta elementi, incredibilmente entusiasti: “Questa compagnia rappresenta un ottimo banco di prova per il futuro” sostiene la studentessa Silvia Nistri. “E’ una cosa molto interessante, perché inaspettatamente anche chi non ha molta esperienza è riuscito a creare performance ottime – dice Alessio Martinoli, un giovane fiorentino che, oltre a militare come attore nelle file della compagnia “Amaro in Plastica”, si è cimentato in questa nuova opportunità –  E’ stata una bella sfida per tutti noi, ma credo che abbiamo fatto un grande lavoro”.Commenti favorevoli anche da parte delle autorità, che con gli assessori alla Cultura Anna Beltrame e all’Università Rita Pieri hanno espresso la loro soddisfazione nel vedere la riuscita di questo grande progetto: “Proprio dai ragazzi arriveranno gli stimoli per fare una grande cultura – ci dice la Beltrame – e il fatto che questa rappresentazione rientri nel PratoEstate non è un caso”. Infatti una replica di “Per vedere la faccia che fa” è fissata per il 2 luglio nella piazza dell’Università di Prato, anche se è sola una delle date estive, tra cui compare anche il Festival Mercantia di Certaldo.

Elia Frosini

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