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Alessandro Haber, professionista di grande livello e vincitore nel 2006 del premio Gassman come miglior attore protagonista, riabbraccia i testi di Cechov per regalare al pubblico un’interpretazione particolarissima del suo Platonov.Siamo catapultati in una provincia sperduta della Russia della Perestrojka, molto simile alla Russia cechoviana di fine Ottocento, in cui le elitès militari e feudali cominciano a cedere il passo a una nuova realtà sociale. E’ un mondo in disgregazione, in cui l’intera classe dominante ha ormai consumato il suo antico ruolo e si trova sperduta in un mondo che non è più disposto a tollerarla. Il personaggio di Platonov è tutto questo: alienato in una realtà che non riconosce più come sua, che non è più pronta ad accogliere le figurine di una società che non ha più ragion d’essere.Da stasera mercoledì 20 a domenica 24 gennaio, al Teatro Metastasio stabile della Toscana, il pubblico avrà il piacere di assaporare “Platonov”, opera del grandissimo scrittore Anton Cechov opportunamente rivista e corretta dal regista Nanni Garella, che ripropone lo stesso personaggio plasmato dall’autore russo in un contesto non molto diverso, quello dell’Unione Sovietica che vive i suoi ultimi spasmi prima della caduta del muro di Berlino.Platonov (Alessandro Haber) è una maschera vile, una tragica macchietta che, svuotata di ogni sentimento, sopravvive nel mondo senza un fine. Passa da una donna all’altra con la disperazione autodistruttiva di chi non ha nulla da perdere, senza il trasporto del sentimento. Seduce quasi per inerzia, è gretto e meschino, dedito al vizio e alcoolizzato. Un Don Giovanni di serie B, insomma, completamente incapace di amare, arido e sperduto nella desolazione del suo io.Inutile sottolineare che è un personaggio che non vale per quello che è, ma per quello che rappresenta, ossia il classico archetipo del mondo in decadenza, in cui la crisi dei valori, che ha la sua massima espressione proprio in chi non riesce a risalire la china, in chi è travolto da quella fiumana del progresso cieca e incontentabile mietitrice di vittime, porta con sé una forte implosione dei rapporti sociali.Testo magari acerbo ma che trasmette il grande potenziale dell’autore russo, molto sensibile ai grandi cambiamenti che il suo paese stava vivendo. Una pièce quantomai attuale, che ci apre gli occhi sul grande problema delle relazioni umane e del sentimento in un’epoca come la nostra, in cui i rapporti sociali stanno vivendo un momento buio.Spettacolo prodotto da Nuova Scena – Arena del Sole – Teatro Stabile di Bologna /Emilia Romagna Teatro Fondazione.
Elia Frosini
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