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Quando si dice che il teatro non ha confini. Si pensava che, dopo aver frantumato la cosiddetta quarta parete, il teatro avesse già dato tutto, fosse riuscito a osare al massimo. Ci dobbiamo ricredere, perché da stasera a sabato al Magnolfi chi vuole vedersi lo spettacolo deve scendere in cucina. Non avete capito male: da stasera 15 a sabato 17 aprile (ore 21) va in “cucina” “Conversazione con l’uomo nell’armadio”, una piece originalissima firmata dalla Compagnia Lalut, collettivo fondato da un gruppo di ex-studenti universitari di Storia del Teatro del Università di Siena.Ispirato a un racconto di Ian McEwan, lo spettacolo trasmette il senso oppressivo di chiusura e disagio esistenziale e per questo non viene recitato sul palco ma in cucina, luogo intimo e confinato. L’uomo nell’armadio (Ugogiulio Lurini) è una creatura disagiata, con un passato e un presente di sofferenza, ormai metabolizzata e trasformata in patologia cronica. E’ uno sguattero, è un ladruncolo, è un ricercato che sotto le luci dei riflettori racconta la sua storia a se stesso, a un assistente sociale e a un pubblico che interagisce senza però essere coinvolto nell’azione. Una storia profonda, potente, che sceglie di raccontarsi con un linguaggio alto che la biografia del protagonista non lascerebbe supporre.La cornice dei locali delle cucine del Magnolfi nuovo, debitamente restaurate dall’amministrazione comunale, amplifica la forza di questa rappresentazione, che viene offerta con la formula originalissima della “cena-spettacolo”: invece di pagare il biglietto, gli spettatori (per un massimo di venti persone) ceneranno nelle cucine al prezzo di 15 euro (è gradita la prenotazione al numero 0574/442906) contemporaneamente alla visione della piece.Un grande successo per la regia di Giuliano Lenzi, che porta nel tempio del teatro contemporaneo pratese una prova di grande spettacolo, grazie anche alla competenza della Compagnia Lalut.
Elia Frosini