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Al Fabbricone c’è il “Candido”, ovvero l’impossibilità di vivere nel “migliore dei mondi possibile”


Redazione


L’opera “Candido o l’ottimismo” di Voltaire ce la sentiamo addosso oggi più che mai; ci segue, in questo momento così difficile per il mondo, con il suo monito. Il racconto delle esperienze erranti del giovane Candido, accompagnato dal maestro Pangloss, non può non sembrare attuale. La storia narra di un ragazzo che, inesperto del mondo, vaga e fa molte esperienze, in compagnia del maestro di filosofia Pangloss, sostenitore della tesi leibniziana secondo cui la vita deve essere gustata con ottimismo e con la consapevolezza che viviamo in un mondo che non è possibile migliorare tanto è perfetto. Avventura dopo avventura, Candido è costretto ad assistere a fatti così tragici che mutano in maniera sostanziale il suo modo di essere, che inizialmente considerava la vita in modo più che positivo. Alla fine il protagonista della vicenda, cresciuto e divenuto più accorto, capirà che l’unica cosa che può rendere felice l’uomo e che può permettergli di vivere un’esistenza soddisfacente è il lavoro e così finirà per coltivare il suo appezzamento di terra, molto più disilluso di prima.La storia, che vuole criticare severamente la dottrina ottimista di Leibniz, è stata ripresa dalla Compagnia “Teatro della tosse-Fondazione Luzzatti” che, per la regia di Emanuele Conte, ha dato vita a una rivisitazione in chiave teatrale a cui potremo assistere al Teatro Fabbricone da stasera, mercoledì 10, a domenica 14 febbraio (ore 21) e che ovviamente è intitolata “Candido”.Il risultato di uno studio attento e puntuale ha portato alla realizzazione di una pièce che stigmatizza la pretesa di “vivere nel migliore dei mondi possibili”, convinzione che spesso ci appartiene. Come ci rapportiamo con le disgrazie che quotidianamente accadono e che riempiono i nostri giornali? Spesso con l’illusione che ciò che avviene sia inevitabile e che serva a migliorare la situazione globale.Questo spettacolo ci sveglia, ci fa capire che il mondo non è poi questo grande sogno che tutti i giorni la televisione ci mette davanti agli occhi. Le difficoltà, il dolore, le tragedie esistono anche per darci la consapevolezza che ciò che viviamo non è il Paradiso; ma la disillusione spesso è evitata dall’uomo perché fa male, perché fa pensare.Allora è sempre bene tenere a mente la lezione del nostro Voltaire, che scrisse questo testo filosofico proprio dopo il tremendo terremoto di Lisbona (1755): che strana e tragica coincidenza per noi, che abbiamo visto gli edifici de L’Aquila sgretolarsi davanti agli occhi impotenti di chi in un colpo solo ha perso la vita e la consapevolezza che il nostro non è proprio “il migliore dei mondi possibili”.

Elia Frosini

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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