Il mondo delle cooperative sociali sempre più in difficoltà, soprattutto per quanto riguarda i servizi educativi, settore fortemente penalizzato dalla pandemia. “I bilanci si faranno fra qualche mese – spiega Paolo Maroso vicepresidente del consorzio Astir – ma stiamo valutando se chiudere alcune strutture e fondere tra loro piccole cooperative”.
A soffrire è tutto il mondo del terzo settore dove alcuni servizi come i centri diurni per anziani, e i servizi di post e pre scuola non sono più ripartiti dallo scorso marzo. “Gli operatori delle cooperative sociali – ha spiegato Marco Paolicchi presidente Legacoop Toscana – spesso sono impegnati nei servizi per l’infanzia che sono stati fermi da marzo fino a settembre, poi con mille difficoltà siamo riusciti a ripartire, ma la strada è in salita anche perché non tutti i Comuni hanno utilizzato lo stesso criterio di aiuto”.
I dipendenti hanno utilizzato la Fis (cassa integrazione) spesso anticipata dalle stesse cooperative, ma i costi di gestione sono stati alti tanto che per alcune realtà i margini economici si sono visibilmente ridotti. “E’ uscito il bando per i ristori del Miur – spiega Paolicchi – a cui hanno partecipato anche i Comuni che esternalizzano alle cooperative i servizi, ma i fondi ottenuti per ora non sono stati divisi con il terzo settore. Da qui la nostra battaglia per chiedere che, almeno una parte delle risorse, venga girata a chi in realtà gestisce i servizi e che ha subito grave perdite”.
Oltre che nell’attività legate all’infanzia, le cooperative sono state impegnate anche in quelle socio sanitarie, dalla gestione delle Rsa, a quella dei centri disabili alle case famiglie fino all’assistenza domiciliare.
“Dobbiamo sicuramente ringraziare tutti i nostri operatori che hanno continuato a lavorare e ad adattarsi alle situazioni– spiega Gianna Mura presidente della Cooperativa Alice– penso ad esempio alle unità anticovid che sono state allestite per continuare a garantire il servizio, ma è necessario che si rivedano i contratti con l’adeguamento salariale, abbiamo avuto un rincaro del 6% che non è stato ancora riconosciuto. Eppure questi lavoratori offrono un servizio essenziale”.
Costi lievitati anche per garantire la turnazione dei riposi e le sostituzioni in caso di malattia: “Ci siamo fatti carico di nuove assunzioni – spiega Maroso – e non è stato facile reperire il personale visto che gli infermieri a disposizione sono stati tutti assorbiti dal settore pubblico”.
Ma per arginare i costi e dare servizi di alta qualità si pensa anche all’utilizzo delle tecnologie. “Da qualche mese – spiega Paolicchi questa volta in veste di presidente della Cooperativa Pane e rose – stiamo utilizzando dei robot, realizzati all’interno di una collaborazione con il S. Anna di Pisa, che sono in grado di monitorare i pazienti. Questo non vuol dire che si debbano sostituire alle persone, ma che possono affiancarle in alcuni momenti della giornata, magari la notte”.
Il 2020 è stato un anno tragico ma si guarda comunque al futuro partendo da un concetto di resilienza. “Con il recovery plan – spiega il presidente di Legacoop Toscana – potrebbero arrivare molte risorse al terzo settore e, questo, porterebbe ad un rilancio, ma è necessario che si avverino due condizioni: una nuova regolamentazione per le esternalizzazione dei servizi troppo spesso impostate sul ribasso, e un cambio di mentalità che deve diventare più manageriale e meno dipendente dalle gare d’appalto ma soprattutto in grado di intercettare nuovi finanziamenti a partire da quelli della finanza ad impatto sociale”.
Terzo settore in crisi, a rischio chiusura le cooperative impegnate nei servizi per l’infanzia
Il settore dell'infanzia particolarmente colpito dalla pandemia, Legacoop chiede ai Comuni di condividere le risorse del bando ristori promosso dal Miur. Il presidente Paolicchi: "Bisogna cambiare mentalità e averla più manageriale"
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