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Che il pronto soccorso sia la star dei media fra i reparti ospedalieri non c’è ombra di dubbio: la sua popolarità è contrastata solo dalla sala operatoria, sia pure per motivi completamente diversi. Difatti mentre l’ambiente operatorio è percepito come misterioso teatro di un rito a confini fra la vita e la morte, il pronto soccorso è, nella mente dei più, il luogo del caos dell’umana esistenza, il ricettacolo dove finiscono le miserie fisiche, psichiche, sociali e persino politiche dei cittadini. Questa percezione non è affatto limitata all’Italia: poco tempo fa mi trovavo a New York e la mia attenzione si è posata sulle pagine dei consigli pratici di una popolare guida turistica pubblicata in vari Paesi del mondo. Ebbene la guida recita testualmente: “i pronto soccorso di New York sono come il nono girone dell’inferno: evitateli a tutti i costi. Se proprio non potete evitarne uno… preparatevi a una miserevole attesa che mediamente durerà delle ore.” Chi pensasse che è inevitabile una situazione difficile per una metropoli dalle dimensioni gigantesche dovrebbe riflettere sul numero di ospedali presenti nella sola Manhattan e ricordarsi che negli Stati Uniti il servizio sanitario è su base privatistica e assicurativa. Questo, in teoria, dovrebbe garantire quell’impressionante dispiegamento di mezzi e di professionalità a cui ci hanno abituato i vari telefilm col dottore tanto carino e l’infermiera tanto romantica.Se per un attimo vogliamo varcare il velo del palcoscenico possiamo cogliere la vera essenza di un luogo di lavoro nel quale convergono competenze disparate. Per poter garantire una adeguata assistenza ai malati che si affacciano quotidianamente allo sportello (e in una città come Prato possiamo arrivare a circa 80 persone in una notte!) è necessaria una organizzazione complessa: niente può essere lasciato al caso, anche se apparentemente non si direbbe. Far funzionare quattro sale visita contemporaneamente non vuol dire soltanto avere quattro medici impegnati in modo continuativo, ma anche almeno quattro infermieri, svariati operatori socio sanitari, personale addetto alla pulizia (e si capisce bene quanto sia difficile tenere nel giusto decoro un ambiente in cui transitano svariate decine di persone a qualsiasi ora del giorno e della notte senza poter mai contare su un momento certo in cui possa essere sospesa l’attività) nonché tutta una serie di servizi collaterali da attivare al bisogno, cioè sempre. Dietro ad un pronto soccorso efficiente ci sono ad esempio un laboratorio di analisi ed una radiologia attivi 24 ore su 24, il che tradotto in termini spiccioli significa altro personale e macchinari complessi che non possono mai permettersi il minimo guasto pena la messa in crisi di tutto il sistema.Se quindi ci troviamo nella sala d’aspetto di un pronto soccorso, comprensibilmente irritati per l’attesa apparentemente interminabile, proviamo a pensare che dall’altra parte della parete c’è un sacco di gente che si da da fare affinchè, giunto il nostro turno, possiamo beneficiare delle cure più indicate. E soprattutto cerchiamo di utilizzarlo solo in occasioni di reale emergenza.
Filippo Bressan
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