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Pensieri extra-vaganti/Da Matteo a Lorenzo, Prato terra di maestri organari


Redazione


In molti a Prato conoscono via Matteo degli Organi, una lunga strada che percorre quasi tutta Galciana. Quasi nessuno, come è spesso triste destino degli eponimi, ha però idea di chi mai sia stato tal personaggio la cui memoria si perde nella nebbia dei secoli: di quali organi poi si tratti è cosa ancor più misteriosa. Non giova in questo caso ai più curiosi il ricorso alle consuete fonti d’illuminazione oggi di moda: digitando il nome completo su google compaiono numerosissime pagine tutte in riferimento alla via in questione ma nessuna che diradi le nubi che avvolgono l’identità dello sconosciuto personaggio. Eppure i pratesi più vecchi lo sapevano eccome di chi si trattasse: il buon Matteo era una gloria patria al pari di Francesco Datini e di Giuseppe Mazzoni (e sfido tutti ad interrogare i più giovani persino sulla identità di quest’ultimi, forse meno dimenticati solo per aver avuto l’onore di una statua nei luoghi del passeggio prefestivo cittadino).Matteo degli Organi era difatti un maestro organaro, uno di quegli artigiani oggi in via di estinzione esperti nell’arte di costruire organi a canne, vissuto nei primi anni del 1400. Ma cos’è che rende questo personaggio così importante da vedersi attribuire il nome di una strada (sebbene non abbastanza per meritarsi una statua)? Nel 1400 costruire organi non doveva essere una occupazione così inusuale come oggi, tuttavia a Matteo viene fatta risalire buona parte della tradizione costruttiva nazionale. Matteo era, senza ombra di dubbio, una personalità ed un caposcuola. Purtroppo non sopravvive nessuno degli strumenti da lui costruiti, nè in città nè altrove. Si sa che si occupò della costruzione degli strumenti della Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze attorno al 1435, ma  di questi pregiati strumenti, a così grande distanza di tempo, non resta pressochè traccia. Sulla scia di Matteo, assieme all’industria laniera, si davano da fare a tener alta la fama pratese nel mondo altri illustri maestri organari: fra questi l’oscuro Giacomo da Prato e suo figlio Lorenzo (da Prato, ovviamente). E’ proprio con quest’ultimo che la scuola organaria pratese si è guadagnata un imperituro angolo di fama mondiale: fu Lorenzo a costruire il più antico organo monumentale attualmente ancora funzionante in Italia. Si tratta dello strumento collocato in “cornu epistolae” (il lato destro della chiesa, dove veniva letta l’epistola, dirimpetto a quello dove avveniva la lettura del vangelo) nella basilica di San Petronio a Bologna. La costruzione di questo strumento lo impegnò per quattro anni, dal 1471 al 1475, ma fu tempo ben speso visto che il costruttore, sebbene a sua completa insaputa, viene oggi indicato come uno dei più importanti maestri organari della storia. Il suo organo bolognese è meta di pellegrinaggi e visite guidate da parte di appassionati provenienti da tutto il mondo, e la sua voce è stata registrata in svariati compact-discs. Se si pensa che quello che comunemente viene considerato l’organo più antico ancora suonabile (nella chiesa di Valere, Sion in Svizzera) risale verosimilmente al 1430 circa è facile vedere come il capolavoro dell’organaro pratese sia pressochè coevo, senza considerare il fatto che le proporzioni di quest’ultimo strumento sono di gran lunga maggiori di quello svizzero. Chissà se anche Lorenzo, nella più rigorosa tradizione cittadina, usasse materiale riciclato per i suoi monumenti sonori…

Filippo Bressan

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