Sempre più spesso apprendiamo dalla cronaca di ragazzi, adulti e anziani che decidono di togliersi la vita. Limitandosi a Prato, negli ultimi giorni i casi sono stati ben quattro: un padre di famiglia che si è tolto la vita gettandosi dalla finestra, una studentessa di appena 21 anni e un uomo di 32 che hanno fatto lo stesso, riportando gravissime ferite, infine il figlio dell’allenatore del Prato Orrico che si è impiccato nella sua casa di Massa. Di fronte a questi fatti di cronaca, che rappresentano un’insofferenza verso la vita, un desiderio di non esistere più, rimaniamo scossi e disarmati. Sarebbe riduttivo ricondurre il gesto suicidario solamente a una sindrome depressiva, questa può essere una delle cause ma sicuramente non è la sola, così come sarebbe erroneo pensare che il suicidio sia un gesto dettato dall’impulso di un momento.Le cause che possono condurre al suicidio devono prendere in considerazione le motivazioni che si celano al loro interno: ad esempio possiamo avere suicidi per motivazioni esistenziali, suicidi come gesti estremi di disperazione, suicidi con motivazioni di vendetta, suicidi come mezzi per ricongiungersi a una persona che ci ha lasciato e suicidi dettati da una condizione di sindrome depressiva. Anche se le motivazioni sono molto diverse fra loro ci sono delle variabili che rimangano costanti, come ad esempio l’incapacità di comunicare il proprio disagio o la propria sofferenza, l’impossibilità di trovare soluzioni a problemi che appaiono insormontabili, quindi una mancanza di risorse psicologiche.Il percorso mentale che porta un individuo ad uccidersi non è mai una decisione improvvisa; il suicidio è visto, da chi lo compie, come il punto d’arrivo di un percorso mentale lungo e tortuoso: all’inizio la persona che sta soffrendo prende in considerazione l’idea di porre fine alla sua vita, non esiste l’intenzione di uccidersi è come se una persona si rendesse conto che per i propri problemi una delle possibili soluzione sia la morte. Quindi il suicidio è interpretato come l’ultima possibilità da compiere nel caso la propria situazione divenisse insopportabile, quello che accade è un familiarizzare con la morte, con la propria morte, che viene vissuta con valenza positiva: tanto che il morire diventa un mezzo per trovare conforto e sollievo. Subito dopo il suicida matura l’idea di togliersi la vita, la persona si trova ora costretta a combattere contro sentimenti ambivalenti, fra la voglia di vivere e quella di morire. Dopo questa fase di “oscillazione”, il suicida prende in considerazione in modo serio l’idea della propria morte e mette in atto il suo gesto.In conclusione si può affermare che al di là della motivazione o del disagio psicologico alla base del suicidio esiste un intollerabile sentimento di solitudine e un impossibilità di comunicarlo.
Eva BoganiPsicologa([email protected])