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Via libera del Comune alla multiutility ma serve il compromesso in seno al Pd


La maggioranza tiene grazie a un emendamento "rafforzativo" ma Italia Viva pungola: "non ci stiamo a fare da stampella per coprire problemi che riguardano esclusivamente le correnti del Pd"


Redazione


Quando si dice l’importanza di un aggettivo rafforzativo. E’ con l’aggiunta della parola “eventuale” a ogni passaggio sulla quotazione in borsa della società, che il Pd si è ricompattato e ha votato a favore della delibera sulla nascita della multiutility per incorporazione in Alia servizi ambientali di Consiag, Acqua toscana e Publiservizi. Un’unica holding pubblica per gestire acqua, gas e rifiuti.
Il Consiglio comunale di Prato ha così approvato il documento con 19 voti favorevoli (Pd e lista Biffoni), 5 astenuti (centrodestra), 2 contrari (Movimento 5 Stelle). Fuori, in piazza la protesta dei comitati e dei movimenti contrari all'operazione.

Il sindaco Matteo Biffoni ottiene quindi l’appoggio unanime della sua maggioranza all’operazione che ha fortemente voluto con Firenze e Empoli e a cui poi si è aggiunta Pistoia, e allo stesso tempo il segretario provinciale del Pd, Marco Biagioni che tra l’altro è anche consigliere comunale, riuscendo a tenere a bada l’ala più rigida delle correnti a lui vicine, evita di sconfessare se stesso e il documento approvato all’unanimità in direzione mesi fa.
Un compromesso quindi che riporta l’ordine in casa Pd, ma arrivarci non è stato facile e la trattativa è durata giorni. Oggi l’assenza di alcuni consiglieri Pd in commissione 1 e in apertura di Consiglio mettendo a rischio il numero legale, non è passata inosservata e ha dato la misura di quanto stava accadendo. Solo con il ritorno nei banchi di tutto il gruppo si è capito che c’era l’accordo. Per rassicurare quella parte della maggioranza che vede nella quotazione in borsa la privatizzazione della società, il sindaco ha accettato l’emendamento, in una versione più snella di quella iniziale. Un testo che ribadisce che la quotazione in borsa è un’opzione da valutare (e infatti era già previsto che tale scelta dovrà ripassare dai consigli comunali) e inserisce ulteriori sottolineature sulla valorizzazione delle comunità energetiche, sulla salvaguardia dei piccoli comuni e sulla tutela dei lavoratori. Ma è il proprio il fatto che si sia sfiorata una spaccatura su semplici sottolineature che non cambiano la struttura della società e dell’operazione, che dà la misura delle divisioni e del fermento in casa Pd.
E forse non è neanche più Biffoni il bersaglio principale poichè a primavera 2024 finirà il mandato aprendo le porte alla battaglia per la sua successione in un contesto nazionale in divenire. “O è un congresso tardivo o un anticipo di primarie” fa notare qualcuno da via Carraia. Il segretario Biagioni, costretto a rimandare a un successivo consiglio l’ordine del giorno che avrebbe voluto presentare oggi ma su cui vuole coinvolgere gli alleati e gli altri comuni, taglia corto: “L’emendamento è un arricchimento alla delibera in linea con la posizione unitariamente espressa dalla direzione del Pd. Rivendico che siamo l'unico partito che ha fatto un percorso di partecipazione e approfondimento anche sui temi delle politiche del lavoro, la tutela dell'ambiente e il protagonismo dei piccoli comuni legati alla Multiutility. Nessuna spaccatura, ma una comunità politica, l'unica a Prato, che discute e fa sintesi per il bene della cittadinanza, migliorando perennemente le sue stesse proposte”.
Fermento che non è piaciuto a Italia Viva, presente in maggioranza con il consigliere Giacomo Sbolgi. Il mancato coinvolgimento nella stesura del documento è un assist per far capire al Pd, un po’ come sta avvenendo a Firenze e in Regione, che niente è scontato, oggi e in futuro: “Noi non ci stiamo in una maggioranza dove le decisioni vengono pre-confezionate a tavolino nella stanza dei bottoni, non è possibile se questi sono i modi, costruire per il futuro un dialogo con la principale forza politica che governa la città. Pieno appoggio al sindaco Biffoni unico e vero garante di questa coalizione, ma non ci stiamo a fare da stampella per coprire problemi che riguardano esclusivamente le correnti del Pd. Noi pretendiamo, se siamo in maggioranza, di essere coinvolti fin da subito nelle scelte di governo e in tutti gli atti che si intendono portare all'attenzione del Consiglio Comunale. Il nostro risultato elettorale non può essere sottovalutato. Chiunque vorrà governare in città dovrà confrontarsi con noi". 
Nel suo discorso al consiglio, Biffoni lancia sassolini tolti dalle scarpe a tutti. Ai suoi ricordando che il percorso verso la multiutility è nato nel 2006 quando era sindaco Romagnoli: “Bisognerebbe avere contezza da dove arriviamo e chi siamo. E sulla quotazione in borsa state tranquilli perché sono stato io a pretendere che nel caso si tornerà a votare in consiglio comunale. Non c’è niente di già stabilito. Pensate a Estra, la quotazione era considerata fatta e poi gli esperti ci hanno consigliato di lasciar perdere. Se e quando valuteremo le condizioni”; al centrodestra anche se si è astenuto perché dentro l’operazione attraverso la “sua” Pistoia e perché interessato ad avere in mano il “giocattolo” in caso di vittoria a Prato: “vi ricordo in questo stesso salone la battaglia sulla gara del gas quando a governare eravate voi con Cenni”; e al Movimento 5 stelle che ha contrastato duramente la Multiutility “dimenticandosi” che nella Roma governata da Virginia Raggi c’era e c’è una multiutility a capitale misto.
Poi ha rilanciato la bontà del progetto: “"Ci arriviamo con grande ritardo rispetto a quelle che sarebbero state le esigenze dei nostri territori, ma finalmente ci siamo: il Consiglio comunale di Prato compie il primo, importante passo per la nascita della Multiutility, quello della fusione – sottolinea Biffoni – Nelle realtà dove sono arrivati prima di noi a creare multiutility di servizi, come Emilia Romagna o Lombardia per esempio, il sistema funziona meglio, ci sono investimenti maggiori e le bollette si possono ridurre. Lascio uno straordinario strumento di governo del territorio alle amministrazioni che verranno. Serve alla Toscana, non a Prato e basta. Ora la sfida è convincere il maggior numero possibile di comuni. Non c’è nulla di cui temere. O si entra o si è semplici clienti”. A proposito. Alcuni sindaci hanno dichiarato il proprio no all’operazione con vari distinguo in posizioni e modalità. Tra questi c’è Lorenzo Falchi di Sesto fiorentino e nel pratese Guglielmo Bongiorno di Cantagallo, ma non risulta che nessuno voglia rimettere le quote. Unica eccezione, nel segno della coerenza, Montevarchi.

(e.b.)
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